LA STORIA DI STEFANO
Okaka, appunto, si chiama Stefano, è italiano di origine nigeriana, i suoi genitori, Austin e Doris, come tanti si sono trasferiti in Italia per cercare fortuna. Qui è nato Stefano e la sorella, chiamata con molta fantasia, Stefania, pure lei sportiva, gioca a Pallavolo a buoni livelli, schiaccia nella Golem Volley Palmi. Bruno Conti, pur di ingaggiare Okaka, ha offerto lavoro ai suoi genitori, che hanno accettato di corsa e si sono trasferiti a lavorare nel pensionato di Trigoria. Stefano è un figlio della Roma, quello era il suo ambiente naturale, fino a che proprio la città e il tipo di vita che conduceva nella Capitale lo hanno "aiutato" a non decollare o quantomeno ne hanno ritardato il decollo. Okaka, qualche anno dopo, la sua fortuna l'ha trovata fuori quei cancelli del Bernardini, dove ha brillato nel settore giovanile. Allievi, poi la Primavera: Stefano lì ha sempre fatto la differenza, perché grande e grosso e la palla ce l'aveva sempre lui. Gol a ripetizione e ottime prestazioni, pure un passaggio nelle giovanili azzurre: nel 2009 esordisce in Nazionale Under-21 con Casiraghi (Lussemburgo-Italia) (0-4) valida per le qualificazioni all'Europeo 2011, il suo primo gol azzurro arriva un anno dopo. La Roma lo coccola, lo seduce, lui non risponde, forse troppo giovane: segna la prima volta in giallorosso a Napoli, 8 dicembre del 2005, Coppa Italia ma tutti ricordano quel famoso colpo di tacco che diede alla Roma la vittoria contro il Siena, l'anno del sogno scudetto chiamato Claudio Ranieri. Brescia, Modena, Bari, Fulham, Spezia, Stefano non trova fortuna, la Roma non ci crede più e lo lascia andare a scadenza (poco prima era successo a Cerci), e lui si accasa a Parma, insieme al suo amicone Aleandro Rosi, abbandonato dalla Roma anche lui. Okaka cresce e solo ora, a venticinque anni, si toglie qualche soddisfazione: Mihajlovic gli ha dato quello che anche altri gli hanno dato, ma ora recepisce, prima no. «In Italia non si aspettano i giovani», va dicendo Stefano. Un refrain, una scusa. Ma il passato non conta più e lui e forse l'Italia ha trovato l'altro Balotelli, meno talento ma più testa. Il gol con l'Albania è l'inizio, che non si perda ancora.