Lotito-Inzaghi, sono scintille. E il presidente medita la rivoluzione

Simone Inzaghi
di Alberto Abbate e Daniele Magliocchetti
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Sabato 25 Maggio 2019, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 08:48
Non lo molla, raddoppia, triplica. Va a fondo, va avanti a oltranza. Dopo tre ore di confronto la sera prima, Lotito è ripiombato di nuovo a Formello ieri mattina e poi nel tardo pomeriggio, dopo una visita dal Papa. Inzaghi deve dargli una risposta per forza, al massimo dopo Torino e dopo questi faccia a faccia. In cui sono volate parole pesanti da una parte e dall’altra, più volte si è sfiorata la rottura. Non è solo un discorso economico (la società gioca ora al ribasso sui 2 milioni) o di mercato, sta venendo meno la fiducia. La storia d’amore è in crisi, va ricostruita e in fretta. Altrimenti bisognerà voltare pagina. Anche Inzaghi ha fatto la voce grossa, non ci sta che il presidente voglia fare nello spogliatoio e non solo (vedi il fisioterapista di fiducia Gasparini) piazza pulita. Ma il numero uno biancoceleste gli ha risposto con ancora più acidità: «Hai fatto una pessima stagione, ti sei salvato solo per la Coppa Italia». Per carità, rancori urlati all’interno dell’ufficio tecnico, ma rimbomba l’eco da due giorni ormai a Formello.
SILENZIO
Inzaghi resta in silenzio: oggi parlerà ai canali ufficiali, per la terza volta diserterà la conferenza, come prima e dopo il Bologna. Lotito ha invece riacceso i telefonini per sondare ogni alternativa: Mihajlovic era già stato sentito, Liverani avanza, Giampaolo piace, De Zerbi è stato la prima idea. Ieri è stato avvistato pure l’ex pupillo Ventura a Roma. Il presidente però non sta pensando soltanto alla panchina, dopo D’Angelo e il nuovo Slo inserirà un’altra figura in società (l’ex capitano Mauri affiancherà Tare). Anche perché, in caso di addio di Inzaghi che lo aveva voluto, pure sul dt Peruzzi va decifrato il futuro. È vigile su ogni tradimento, Lotito. È infastidito pure con Tare, chissà se per le voci sul Milan o soltanto per la sua vicinanza al tecnico.
TRIO A CONFRONTO
Ecco il trio al confronto. Era mancato nei primi faccia a faccia con Simone, ieri alle 18 il ds Tare era invece presente a Formello nell’ultimo vertice. Dimenticatevi il presidente sorridente dopo aver alzato il quinto trofeo della sua gestione, in poche ore gli è tornata in mente la rivoluzione. Aveva sbandierato la sua convinzione d’aver costruito una Ferrari, questo è quello che più gli ha rinfacciato Inzaghi. Che potrebbe acconsentire alla cessione dei big solo in presenza di degni sostituti. Inutile restare altrimenti perché non potrebbe fare più di quanto conquistato negli ultimi tre anni. Simone vuole far credere di avere Juventus e Milan ai suoi fianchi, ma potrebbe riconsiderare anche la corte dell’Atalanta in Champions altrimenti. Non solo: non vorrebbe essere lui a consegnare le dimissioni con un contratto ancora in vigore (e quindi 1,3 milioni) sino al 2020. «Vedremo che farà», dice meno sicuro Lotito, che rimane in pressing. Inzaghi fra poco se lo vedrà sbucare pure dentro casa dalle pareti.
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