Lazio, l’importanza di essere sempre Felipe

Lazio, l’importanza di essere sempre Felipe
di Alberto Abbate
2 Minuti di Lettura
Domenica 13 Maggio 2018, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 16:10
Si è tolto le pressioni dalla testa, senza Luis Alberto Felipe vuole tornare ancora più protagonista. La Lazio adesso è ai suoi piedi, benediteli per le prossime due gare. Oggi a Crotone il brasiliano, per forza di cose, tornerà titolare. Era rimasto in panchina col Toro, poi subentrato nel complicato scontro con l’Atalanta. Ora può stare certo che nelle ultime due giornate giocherà sempre. Praticamente un nono del tempo in cui finora è stato impiegato, in pochi si sono resi conto di quanto poco Felipe sia stato utilizzato: sino a dicembre era ai box per l’infortunio, poi Inzaghi non lo ha mai spremuto. Appena 1580’ in campo, meno della metà di Luis Alberto (3512’), e comunque 7 gol e 10 assist fra campionato e coppe. Eppure per molti Felipe è considerato ancora l’uomo chiamato a mettere le toppe. No, lui si è calato anche in questo ruolo, ma Anderson è un campione e non un semplice sostituto. Qualcuno forse lo ha dimenticato, ma fu lui a portare la Lazio l’ultima volta ai preliminari Champions. I suoi numeri sembrano diversi, ma se li guardate bene troverete solo nelle assenze il motivo dei conti persi. In realtà Anderson continua a segnare un centro ogni 227’. 

RADU OK, IN AVANTI C’È CAICEDO
Caicedo oggi non dovrà pregarlo. Dietro di loro Marusic, Murgia, Leiva, Milinkovic e Lulic. In difesa Caceres vince il ballottaggio su Bastos con de Vrij e Radu davanti a Strakosha. Sarà Felipe stavolta a battere i calci d’angolo per i loro colpi di testa. In queste due partite si deciderà anche il suo futuro, alla Lazio o altrove. Di sicuro però, con la scadenza nel 2020, il brasiliano non farà la fine di de Vrij a parametro zero all’Inter. 
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA