Xhaka, il duro ribelle che spacca la Premier ma Mourinho lo vuole alla Roma

Xhaka, il duro ribelle che spacca la Premier ma Mourinho lo vuole alla Roma
di Stefano Boldrini
3 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Gennaio 2022, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 00:21

Granit Xhaka: quando un nome dice tutto e regala un formidabile assist a chi scrive. Granit, ovvero “granito”. Dal vocabolario: “simbolo di durezza, solidità, compattezza, tenacia”. Il centrocampista dell’Arsenal, svizzero di Basilea, ma origini albanesi-kosovare, è la perfetta raffigurazione di quanto troviamo sui dizionari. E’ un duro, ha personalità, non ha paura di mettersi il mondo contro. Lo fece ad esempio dopo una sostituzione durante la partita giocata dai Gunners all’Emitares contro il Crystal Palace, il 27 ottobre 2019. 
Al momento del cambio, al 61’, rispose ai fischi dei tifosi dell’Arsenal con gesti sarcastici e urlando un paio di “vaff…”. Non solo: si tolse, con aria quasi schifata, la maglia. Si scatenò la bufera. I media inglesi massacrarono Xhaka, nominato capitano dei Gunners da appena un mese. L’allenatore di allora, lo spagnolo Unai Emery, disse che Granit aveva sbagliato. Il 5 novembre l’Arsenal tolse al giocatore la fascia di capitano, affidandola a Pierre-Emerick Aubameyang. Poco tempo fa, anche il centravanti gabonese è stato degradato, dopo una serie di mancanze disciplinari: per dire quanto sia effimera la vita degli “skipper” in quel di Arsenal.

AL BORUSSIA

Un passo indietro: 25 maggio 2016.

Granit Xhaka si trasferisce dal Borussia Moenchengladbach all’Arsenal per 40 milioni di euro. E’ l’estate dei campionati europei di Francia e della Brexit. Sono i giorni in cui l’Inghilterra sta godendosi la favola del Leicester di Claudio Ranieri campione della Premier. L’operazione di mercato passa quasi inosservata. Wenger fa debuttare Xhaka il 29 luglio in una gara contro le MLS All Stars: i Gunners vincono 2-1 e l’impatto di Granit, in una squadra portatrice di buon calcio, a tratti spettacolare, ma dal carattere spesso di burro, si nota immediatamente. Xhaka dà all’Arsenal quello che manca dai tempi degli Invincibili del 2003-2004: personalità, agonismo, rabbia. Anche troppa, ed è qui che sorge il problema che accompagnerà la storia londinese di Granit: un eccesso di foga, alcune volte di durezza, che gli procurerà una valanga di ammonizioni e di critiche, ma soprattutto cinque espulsioni, l’ultima il 13 gennaio 2022.

IL BUCO NERO

Ed è proprio questo cartellino rosso, rimediato nella semifinale di andata di Coppa di Lega all’Anfield contro il 
Liverpool, che ha riportato Xhaka nel suo buco nero dopo il prolungamento del contratto – fino al 30 giugno 2024 - della scorsa estate. Un colpo di scena, quello della firma, dopo il lungo corteggiamento della Roma e un trasferimento che appariva imminente. Granit e l’Arsenal ripresero la marcia, insieme, in una stagione cominciata male dai Gunners, ma poi raddrizzata, fino al sesto posto attuale, -2 dalla quarta piazza occupata dal Manchester United. Nell’ascesa della banda di Mikel Arteta, Xhaka ha svolto un ruolo non indifferente. Il “rosso” contro il Liverpool ha però riportato Granit nel caos. Il giocatore si è scusato sui social, ma in un’intervista rilasciata a Sky UK ha spiegato: «Io sono così. Questo è il mio stile di gioco. Non potete cambiarmi dall’oggi al domani. Nel mio ruolo talvolta bisogna prendersi dei rischi. Io lo faccio». Inevitabilmente Xhaka si è ritrovato nel frullatore del mercato. Comunque vada, valgono le sue parole: «Io sono questo». E nessuno potrà cambiarlo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA