INDIPENDENZA
L’idea di gioco di Paulo: un calcio offensivo e indipendente. Indipendente dall’avversario. Questa è la base, poi esiste l’adattabilità: nel Braga faceva anche 4-4-2, ad esempio, e il suo Shahktar, nel ritorno dell’ottavo di Champions contro la Roma lo scorso anno, si è presentato molto più abbottonato rispetto all’andata (squadra compatta, con attaccanti a fare pressing per filtrare le linee di passaggio). Le sue formazioni sono sempre schierate per avere il controllo, sia del gioco sia degli spazi, con tanti uomini vicini alla palla, proprio per gestire in libertà il possesso. Il motto: creare disordine negli avversari, per poi colpirli. L’impostazione passa da un regista (la Roma non ne ha nemmeno uno, forse Nzonzi può adattarsi) il possesso deve essere ragionato. Coinvolto - nell’organizzazione del gioco - anche il portiere, che spesso apre lungo sui terzini, sempre alti a cercare i continui uno contro uno o le sovrapposizioni con le ali. La verticalizzazione è obbligatoria negli ultimi venti, venticinque metri, per le imbucate. Il suo modulo standard è il 4-2-3-1 (o 4-3-3), con passaggi anche al 3-4-3. Quando gli avversari sono stretti e bassi, le squadre di Fonseca cercano un offensiva con cinque uomini: i due terzini alti, le ali strette vicino al centravanti che, per agevolare il suo gioco, dovrà essere di movimento. I due centrali di difesa devono essere veloci, o almeno uno di loro. Manolas è perfetto, ma chissà se riuscirà a trattenerlo, Fazio lo è molto meno. Florenzi va bene, dall’altra parte vorrebbe Ismaily. Come detto, serviranno due mediani, perché ora la Roma ha tante mezzali (Pellegrini, Zaniolo, Cristante) e pochi centrali. Teorie, per ora. Affascinanti. Ma poi ci vogliono gli uomini. Quelli giusti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA