Ballotta, un laziale nella storia della Champions: «Il segreto è divertirsi»

Ballotta, un laziale nella storia della Champions: «Il segreto è divertirsi»
di Daniele Magliocchetti
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Martedì 20 Ottobre 2020, 09:15 - Ultimo aggiornamento: 10:35

E’ l’ultimo portiere che ha indossato la maglia della Lazio in Champions League. Era l’11 dicembre del 2007 e Marco Ballotta difendeva i pali della porta biancoceleste al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid. Ribalta più bella e imponente non ci poteva essere. Il modo migliore per chiudere in bellezza. Già perché quella era l’ultima gara del girone e la formazione laziale allenata da Delio Rossi perse per 3 a 1, gol tutti nel primo tempo, esattamente in appena trentasei minuti. «Vabbé ma quella era una squadra da sogno anzi noi, a mio modo di vedere, facemmo anche una gran figura», ricorda sorridendo l’ex estremo difensore. Qualche vago frammento, la folla che cantava, lo stadio pieno e colorato, Raul e Casillas che a fine partita si complimentano. Già perché quella notte, in quel teatro del calcio, Marco segna un record che ancora nessuno ha battuto.  E’ il giocatore più longevo della Champions League, avendo calcato il prestigioso terreno di gioco del Bernabeu a 43 anni e 253 giorni. Un primato che resiste ancora oggi e che nessuno è riuscito ancora a battere. Premiato dall’Uefa e riconosciuto con celebrazioni ogni volta che riparte la Champions League. Solo altri tre giocatori più Buffon l’anno scorso nella storia sono riusciti a giocare oltre i quaranta anni. «Devo ammettere che ci penso poco o meglio ci penso perché me lo ricordano in tanti e forse qualcosa di buono son riuscito a farla», scherza, anche perché ci tiene parecchio a questo traguardo, anche se Buffon non sembra avere voglia di smettere. «Vabbè ma Gigi ne ha infranti tanti di record, questo potrebbe anche lasciarmelo, spero che non rompa le palle pure su questo», e giù risate.

RICORDI DI CHAMPIONS

E’ buono Ballotta, una persona e soprattutto un uomo stimato tantissimo nel mondo del calcio. Uno che ha raggiunto i suoi obiettivi sempre in silenzio, con umiltà e una cultura del lavoro fuori dal comune. “Ancora ricordo – racconta l’ex laziale - quando Casillas e Julio Cesar mi dicevano: ma come fai a giocare ancora? Mi dicevano che loro erano quasi esausti, pur essendo più piccoli, ma io rispondevo che mi divertivo e lo faccio ancora oggi (gioca ancora ma come attaccante)” , questo era il segreto se così vogliamo chiamarlo. Quello che dico sempre ai ragazzi, allenatevi e divertitevi, senza dimenticare da dove siete venuti e come ci siete riusciti. Tutto qua”. La fa facile, anche se non lo è affatto. Nonostante le tantissime partite giocate in serie A, basti pensare che ha cominciato nel 1981 a Bologna e finito la carriera nel 2008 con la Lazio, le partite di Champions sono tutt’altra storia. “Giochi nel livello più alto che ci sia -spiega Ballotta -, la concentrazione e l’attenzione deve essere sempre al massimo, non puoi sbagliare perché se giochi in campionato con squadre di metà classifica o ancora più basse, gli errori che fai ti vengono perdonati, ma se li commetti con Bayern, Barcellona o Real o City allora sei finito. E non puoi tornare indietro. Sei al top e devi giocare al top senza fare errori, altrimenti sei finito”. Sintesi fredda, lucida ma reale. “La prima volta che senti la musichetta della Champions, ti vengono i brividi, poi tutto passa, ma li per lì, è una bella emozione e io l’ho avvertita sia con la Lazio del 2000, ma anche quella del 2007.

E’una manifestazione meravigliosa, alla quale devi dare tanto e devi stare al massimo, sennò sono guai”. Sembra quasi un monito a Immobile e al suo amico ed ex compagno Inzaghi, ora alla guida della Lazio. “Simone sa bene che significa giocare in questa competizione, ancora ricordo quei quattro gol segnati al Marsiglia, non stava nella pelle, anche se, a mio modo di vedere, quella sera era ispirato e poteva farne molti di più, ma è andata bene così”. Secondo Ballotta la Lazio deve stare attenta, anche se può fare bella figura sia col Borussia, ma anche con le altre squadre del girone. “Siamo stati fortunati (Marco nonostante viva a Modena è rimasto tifoso della Lazio), non è un girone complicato, ce la possiamo giocare alla grande e possiamo passare il turno, ne sono sicuro”.

STRAKOSHA E CONTRATTO INZAGHI

Ballotta non è rimasto tanto sorpreso dal calo di concentrazione che c’è stato con la Sampdoria: “Quando sei nei pressi di una gara di Champions League, in buonafede e quasi inconsciamente ti mantieni per essere al top per la gara europea. Non dico che succede sempre così, ma chi non è abituato e non ha esperienza, può imbattersi in questa specie d’errore. Ma credo che succeda solo all’inizio, poi quando prendi le distanze e fiducia, allora tutto passa e cominci a camminare e giocare ad alto livello sia in campionato che in Champions”. Per l’ex portiere quella col Borussia può essere la gara della svolta in positivo o negativo: “E’ la gara che ci voleva in questo momento. Se la Lazio fa una grande prestazione, magari riesce a battere il Borussia Dortmund, tutto si potrebbe sistemare e la squadra riprendere fiducia e soprattutto a volare. Io ci conto molto su questo, anche se mi sarebbe piaciuto che la società avesse fatto qualcosa in più, ma la squadra c’è”. Un’altra cosa che dovrebbe essere fatta all’istante è il contratto di Inzaghi: “Io non ci badavo molto ai contratti degli allenatori, ma io ero fatto in un modo magari altri giocatori la pensano in modo diverso. Di sicuro se Inzaghi e Lotito trovassero un accordo per il rinnovo, i benefici sarebbero tanti, questo è scontato”. L’ultima è su Strakosha e sull’arrivo di Reina: “Sono due portieri affidabili e bravi. Thomas in porta è davvero bravo, mi piacerebbe vederlo più cattivo nel dirigere la difesa. Secondo me per fare il salto vero da campione, dovrebbe diventare più aggressivo nel comandare e farsi sentire dai suoi compagni, senza paura o timori referenziali. Quando ci riuscirà, e non è detto che avvenga proprio grazie alla Champions, allora potrà arrivare al top. Reina? Grande uomo e grande leader. Il suo arrivo farà bene anche a Strakosha che in questi anni, forse, ha avuto secondi un po’ soft, diciamo così. Lo spagnolo a me piace, se devo essere sincero, coi in piedi è davvero bravo, per Simone è perfetto, sa guidare la squadra, ma tra i pali per me è normale, anzi è più bravo Strakosha, senza dubbi”. 

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