Arbitri, i fischietti sono troppo pochi: gare al lunedì nei campionati dilettanti

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di Roberto Avantaggiato
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Venerdì 29 Ottobre 2021, 20:44

Per necessità, più che per virtù, gli arbitri di serie A fanno un salto indietro di 10-15 e anche di 20 anni. Stanno tornando a dirigere gare di settore giovanile, là dove tutto era nato, dove le origini della loro carriera arbitrale aveva allacciato il filo che li ha poi portati al vertice della piramide. Una scelta, quella voluta dall’Aia, dettata dalla necessità di “invogliare” la vocazione arbitrale, scemata di molto negli ultimi anni, con il numero dei direttori di gara in tutta Italia in preoccupante calo. Dai 33 mila del 2016, si è infatti passati al di sotto dei 30 mila al 30 settembre scorso. Una perdita figlia di disamore e di vantaggi (vedi valore della tessera..) che non ci sono più.  Ma, soprattuttoi, della poaura di prendere botte, come sta accadendo, purtroppo, troppo spesso in queste ultime settimane. “Ci troviamo in una situazione di necessità che stiamo affrontando, adottando alcune soluzioni”, spiega il presidente dell’Aia, Alfredo Trentalange. “Pensare che non si possano giocare partite dei campionati giovanili perché mancano gli arbitri, rappresenterebbe una perdita dal punto di vista non solo sportivo ma anche sociale”. Da qui l’idea di far tornare sui campi di provincia gli arbitri di vertice. “Serve per attirare l’attenzione sull’attività arbitrale e sulla vocazione dei giovani a questo ruolo”, aggiunge Trentalange. “La disponibilità dimostrata dagli arbitri e dagli assistenti delle massime categorie nazionali, rappresenta un grande senso di appartenenza e di spirito di servizio”.

CALCIATORI

C’è anche un’altra strada, che l’Aia ha deciso di imboccare per porre fine alla crisi vocazionale. Quella del calciatore/arbitro, soluzione studiata e messa in campo come una flebo a un paziente in rianimazione. "L'idea di avere un arbitro che ha giocato a pallone è un salto sia culturale che in termini di competenze”, sottolinea il numero uno degli arbitri. “Credo che questa novità sia un bene per il calcio italiano. Con questo progetto avremo la possibilità di avere persone competenti del giuoco del calcio che fanno gli arbitri e viceversa. Se in una società c’è un ragazzino che oltre a giocare fa anche l’arbitro, porterà il senso di legalità, disciplina, contenimento dell’aggressività, e farà cultura sotto il profilo della conoscenza del regolamento che spesso non è scontata.

Si tratta quindi di fattori di crescita”.

Il progetto, però, ha bisogno di tempo per avere sostanza, oltre che forma. E non serve a spegnere rapidamente gli allarmi scattati in alcune regioni, che hanno dovuto rivedere tutto il sistema organizzativo delle gare, per far fronte alla mancanza di arbitri per un volume agonistico del mondo giovanile e dilettante che è notevole. Così, ecco che in Lombardia e in Emilia Romagna arbitri quali Minelli, Piccinini, Serra e persino l’ex Ros (dismesso la scorsa estate) sono stati mandati a dirigere gare giovanili. Un’esca, forse, per non dire uno specchietto per le allodole, ma comunque un segnale inequivocabile per strillare a tutti che gli arbitri hanno bisogno di forze nuove. Quelle che sono venute a mancare nelle ultime due stagioni, durante le quali è stato pesantemente pagato lo stop forzato per la pandemia. Fermo che ha trovato le Sezioni Aia (alcune più di altre) impreparate, al punto da non poter garantire negli organici gli stessi numeri pre-pandemia. E di nuovi innesti nemmeno a parlarne, perché senza campionati niente corsi e nessun membro della nouvelle vague pronto a essere mandato in campo, anche a dispetto sei soli 14 anni come età di entrata.

LE REGIONI

Nel Lazio, l’allarme è scattato la settimana scorsa, dopo che il limite di guardia è stato raggiunto. La soluzione, studiata dal Comitato Regionale Lazio, è quella di posticipare la Promozione con giornate di gara al lunedì (quello del 1 novembre) o al mercoledì (un turno infrasettimanale a rotazione per ognuno dei 5 gironi del campionato) per consentire ai direttori di gara più volenterosi, di fare la "doppia". Stesso criterio adottato in Lombardia, dove hanno spostato al lunedì e al martedì le gare di alcune categorie giovanili (con altri disagi per gli impegni scolastici) o stanno facendo giocare i campionati alternativamente ogni quindici giorni, anziché ogni settimana. L'Aia sta correndo ai ripari, intenfisifcando i corsi per diventare arbitri. Nei giorni scorsi, nel Nord Italia è stato "festeggiato" il primo calciatore/arbitro,con la speranza che una rondine, stavolta, faccia Primavera.

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