De Rossi non si accontenta: «Dovevamo concedere di meno». E sulla mentalità nessun merito: «Se uno è scarso è scarso»

Il tecnico ha parlato ai giornalisti dopo la partita con il Brighton vinta 4-0

De Rossi non si accontenta:«Dovevamo concedere di meno». E sulla mentalità nessun merito: «Se uno è scarso è scarso»
di Giuseppe Mustica
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Giovedì 7 Marzo 2024, 22:48

Sorride De Rossi, mentre l'interprete traduce per i cronisi d'Oltremanica. Chissà a cosa pensa il tecnico della Roma. Sicuro alla serata spettacolare. La Roma ha un piede e mezzo ai quarti di Europa League dopo il 4-0 rifilato al Brighton. Sorride sì, ma non perde la lucidità nell'analizzare il match. «Quando incontri squadre che sanno gestire la palla gliela devi lasciare il meno possibile. Nel prepararla sapevo che i nostri giocatori sono forti anche nel giocare uomo contro uomo, che è un braccio di ferro. A coraggio si risponde con coraggio. Abbiamo avuto molte occasioni. Abbiamo meritato anche se penso che il risultato sia stato largo. Ma abbiamo comunque fatto una grandissima partita». «Il risultato fa la differenza nei giudizi della partita. Anche perché loro hanno tirato in porta e per fare la partita perfetta dovevamo lasciarglielo fare un poco di meno. Ma abbiamo un portiere in porta che para, quindi. Bisognava accettare l'uno contro uno, e anche portarli nella nostra metà campo e poi andare dall'altra parte dove abbiamo giocatori che poi inventano».

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Paredes è stato uno dei migliori in campo, ma quella palla centrale in verticale che ha spaccato il match «non è uno schema, non è preparata. Sapevamo però che la potevamo cercare - ha detto De Rossi - e trovare. Leandro è un giocatore forte, ha giocato nel Psg, nella Juve. Corre e ho un rapporto di confidenza tale e posso "entrare" più diretto. E lo prendo in giro nei video, davanti agli altri, stimolandolo anche dove può migliorare. Non capisco perché siate così stupiti». La Roma ha un'altra mentalità, e ci si chiede se il martellamento mentale di DDR, sul fatto che abbia giocatori forti, possa incidere. «Non puoi prendere un giocatore scarso e digli che è forte forte e poi fa una prestazione così. Se uno è scarso è scarso, non puoi farci nulla.

Celik fa queste prestazioni perché si allena a duemila, e quando gli preferivo gli altri era comunque lì col sorriso che aspettava, che parlava, che voleva giocare».

Il rapporto con padre Alberto 

Chissà che discorsi con Alberto, il padre, fino ad un paio di anni fa tecnico della Primavera giallorossa. «Non hai la fortuna di conoscere mio padre, lavora nel mio stesso posto e l'ho visto due volte e quando passa vicino al campo scappa. Non mi parla di calcio mai, né quando giocavo e né adesso. Ogni tanto lo chiamo io e parliamo di gestione delle risorse umane. Tanti dei complimenti che mi fate, comunque, nascono dal fatto che io abbia ereditato da lui la passione per questo ruolo». 

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