Re Joshua ha quattro corone ma Parker resta in piedi

Re Joshua ha quattro corone ma Parker resta in piedi
di Gianluca Cordella
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Domenica 1 Aprile 2018, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 10:16
Onore al vincitore o, sportivamente, allo sconfitto? Per una volta, forse, fa più notizia lo sconfitto. Joseph Parker, neozelandese di sangue samoano, è il primo uomo in grado di restare in piedi contro Anthony Joshua.

 

Che, nella notte di Cardiff in cui unifica i titoli mondiali dei massimi in versione Wba, Wbo, Ibf e Ibo, “sporca” il suo curriculum che nei 20 precedenti incontri lo aveva sempre visto imporsi per ko. Contro il boxeur venuto dal Sud del mondo, l’inglese ha bisogno di tutte e 12 le riprese per portare a casa la vittoria, arrivata con verdetto unanime dei giudici (118-110, 119-109, 118-110 i tre cartellini). «Wilder ora sa che il Regno Unito è il posto della boxe, dovrà passare da qui» ha detto Joshua a caldo - i». Il guantone di (super)sfida è stato lanciato.

IL MATCH
Dopo la fisiologica fase di studio, con l’inglese a presidiare il centro del ring, i primi colpi veri arrivano nella terza ripresa. Joshua ne piazza un paio da distanza ravvicinata, ma sente anche il sinistro del neozelandese poco prima del gong. Il jab sinistro del britannico inizia a toccare Parker con insistenza, sottolineato dal crescendo di “po, po, po” di calcistica eredità dei tifosi di Cardiff. Il diretto destro del neozelandese, partito nel finale del quinto round, sembra accendere definitivamente la sfida come il primo allungo con il destro piazzato da Joshua nella ripresa successiva, ma è solo una sensazione. La sfida, dal punto di vista dello spettacolo, non decolla. Mai. Nelle ultime due riprese Parker prova a evitare la sconfitta, ma a fronte di qualche colpo a segno, rimedia una ferita sopra l’occhio sinistro. E chiude con l’onore delle armi ma senza gloria.

IL FUTURO
E adesso ci siamo. La tessera che manca ha delle dimensioni assolutamente inconsuete per un mosaico. Immaginate un tassello di 201 cm e 104 chili: capirete perché questo benedetto mosaico mondiale è così difficile da comporre. Deontay Wilder, per i profani, è il detentore della cintura Wbc e anche lui, come AJ; non conosce la sconfitta. Come se non bastasse in 39 delle sue 40 vittorie ha mandato ko il proprio avversario. The Bronze Bomber di bronzo ha anche la faccia: tante sono state finora le provocazioni al colosso inglese, comprese le richieste economiche esorbitanti che hanno reso impossibile qualsiasi trattativa seria. Ma un’idea c’è ed è accattivante: l’ha proposta Eddie Hearn, il promoter britannico del campione di Londra 2012. Un Joshua-Wilder in stile Champions: andata a Las Vegas e ritorno a Wembley o in un altro stadio inglese. Incassi formidabili garantiti. La strada potrebbe essere questa. Sarà poi da studiare il ruolo in questo tourbillon di sfide di Tyson Fury. Altro campione del mondo imbattuto (25-0-0) che aveva già centrato la riunificazione delle cinture battendo Klitschko nel 2015 ma che poi si è mandato ko da solo tra attacchi di depressione e uso di cocaina. Il boxeur gitano, riabilitato dalla boxe mondiale, si sta allenando duramente e sui social si mostra in una forma che non aveva nemmeno ai tempi della supersfida con il campione ucraino. In tutta questa storia dei mondiali da unificare un ruolo ce l’avrà senza dubbio anche lui. 
 
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