Per Paris è l'anno Dominik

Per Paris è l'anno Dominik
di Mario Nicoliello
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Venerdì 15 Marzo 2019, 09:30
Era nato discesista e in libera si era tolto le più belle soddisfazioni della carriera fino alla passata stagione. Poi si è inventato supergigantista e in superG, nel giro di un mese, ha messo in fila il titolo mondiale e la coppetta di specialità. Non contento ha alzato l’asticella divertendosi in una nuova impresa: calpestare in due giorni di fila il gradino più alto del podio prima in discesa poi in superG. Lo ha fatto a Bormio alla fine di dicembre, si è ripetuto due settimane fa a Kvitfjell, ha calato il tris tra mercoledì e ieri a Soldeu. In discesa aveva vinto la finale, ma perso la sfera di cristallo, in superG ha raggiunto entrambi gli obiettivi. Dominik Paris si è laureato a pieni voti all’accademia dei fuoriclasse dello sci, discutendo la tesi sui Pirenei. Nel Principato di Andorra ha chiuso l’anno a modo suo: vincendo. Cosa che gli è riuscita per sette volte in stagione – quattro in discesa e tre in superG – per quattro volte nelle ultime quattro gare disputate. 
SBAVATURE
E pensare che il suo superG è stato tutt’altro che perfetto. È atterrato lungo dopo un salto, eppure all’arrivo ha fatto accendere la luce verde. «Non so se ho mai spinto così tanto in vita mia, ma qui ci voleva con tanti avversari forti, su una pista tecnica dove faccio più fatica. Nella prima parte ho cercato di fare più velocità possibile, poi sono andato lungo nel salto, ma ero convinto delle linee che stavo facendo. Sul muro ho sciato come riesco, anche se tecnicamente non sono male preferisco sempre andare dritto. Per fortuna sono riuscito a mollare e nel finale ho fatto la differenza». Poteva amministrare perché il pettorale rosso era già suo, invece ha azzannato la concorrenza, togliendosi lo sfizio di sollevare sotto il cielo andorrano quel globo di cristallo tanto ambito dagli sciatori. «Sognavo da tempo la mia prima coppa di specialità, finalmente è arrivata, sono contento che la stagione sia andata bene, ho dato il massimo e sono stato ripagato”.
DOPO PETER
Ventiquattro anni dopo Peter Runggaldier, un azzurro è il migliore dell’anno in superG. A riuscirci colui che della disciplina è anche l’iridato in carica: «Se ripenso a tutta la stagione, penso sia stata meravigliosa. Non so come sia riuscito a ottenere così tante vittorie, saranno per sempre grandi ricordi. Sono fiero di me stesso». Partito male in Nord-America e affondato in Val Gardena, Paris è risorto tra Natale e Capodanno: «Da Bormio in poi mi sono divertito. Ho trovato fiducia nei materiali, anche pensando a tutto il lavoro fatto quest’estate. La cosa più bella è che mi diverto mentre sono in pista, poi non so neppure perché siano arrivati i risultati». Gioia di vivere («La mia famiglia è importante, mi sostiene sempre»), desiderio di fare festa («Ringrazio tutti i tifosi, ora si festeggia») e voglia di relax: «Arriva il sole, mi godo un po’ di vacanze e poi in estate, con i festival musicali che cominciano, mi inventerà qualcosa da suonare e cantare». Salito a quota 16 trionfi in carriera, Paris ha davanti a sé solo Alberto Tomba e Gustav Thoeni. 
In campo femminile, nel giorno in cui Mikaela Shiffrin è diventata la prima donna ad acciuffare nello stesso anno le coppette di slalom e superG, l’Italia ha ritrovato Federica Brignone, salita sul podio nella terza specialità in stagione, dopo gigante e combinata. La valdostana ha chiuso terza il superG: «C’è chi dice che la polivalenza non mi porta a niente, ma non sono pronta a lasciar perdere la velocità, anche perché non arrivo stanca a fine stagione».
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