Volley, De Giorgi guarda all'Europeo: «Sarà bello giocare in casa, ma il pubblico non fa punti. Il metodo Fefè? È la normalità, che spesso diventa eccezione»

Il ct della Nazionale Campione d'Europa e del Mondo: «Abbiamo scelto i giovani e creato un contesto coerente in cui potessero lavorare. Io chiedo solo rispetto, disponibilità e allenamento»

Volley, De Giorgi guarda all'Europeo: «Sarà bello giocare in casa, ma il pubblico non fa punti. Il metodo Fefè? È la normalità, che spesso diventa eccezione»
di Sergio Arcobelli
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Lunedì 9 Gennaio 2023, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 10 Gennaio, 09:26

Ci vuole una persona giusta al posto giusto per far emergere i talenti dell'Italvolley. Quella persona è Ferdinando De Giorgi, in arte Fefè, c.t. di una Nazionale maschile che in 18 mesi di gestione ha traghettato alla vittoria di un Europeo (nel 2021) e di un Mondiale (nel 2022). Quest'ultimo trionfo è arrivato l'11 settembre, quando gli azzurri hanno battuto in finale a casa loro i campioni del mondo uscenti della Polonia. Dopo aver già alzato tre trofei iridati da giocatore (Rio de Janeiro 1990, Atene 2004, Tokyo 1998) quello di Katowice è il primo Mondiale sulla panchina azzurra per il 61enne di Squinzano (Lecce), che ha lanciato i giovani e trasmesso tranquillità, fiducia e leggerezza ad un ambiente depresso dopo la delusione olimpica. Alla base della filosofia di De Giorgi, come rivela in questa intervista, ci sono tre parole semplici: «Rispetto, disponibilità e allenamento». Queste, insomma, sono le chiavi del suo successo.

Fefè, il 2022 ha regalato all'Italia un titolo iridato che al maschile mancava dal '98. Che voto darebbe all'anno appena concluso?
«Non mi piace dare voti, ma è sicuramente alto.

Credo che per la Nazionale e per il movimento della federazione sia stato un anno incredibile. Non diciamo irripetibile, ma difficilmente ripetibile quello sì. Abbiamo vinto 13 medaglie di cui 11 d'oro, giovanili comprese. È un movimento molto vivace e presente in tutte le categorie».

Significa che il sistema Italia funziona?
«Abbiamo due direttori tecnici molto preparati, che danno riferimenti importanti come Mencarelli e Velasco. C'è tutto un percorso dietro che è stato costruito nel corso degli anni: non è una cosa che te la inventi dall'oggi al domani. La federazione con Manfredi è molto attenta sul territorio. Ed è molto vicina al territorio. La lega maschile è sempre lì che cerca di portare novità, di restare al passo con i tempi. C'è un ambiente che cerca di aggiungere qualcosa al meccanismo che di anno in anno è sempre stato oliato. Così il risultato arriva».

Esiste un metodo De Giorgi?
«Il metodo mio è la normalità. Sembra una cosa scontata, ma non lo è. Anzi diventa eccezionale in certi casi».

Come questo suo percorso sulla panchina azzurra.
«La normalità del progetto era prima di tutto scegliere questi giovani. Secondo, creare un contesto coerente in cui potessero lavorare ed esprimersi, dove l'errore non è visto come una mancanza di capacità, ma è un processo di miglioramento che spinge l'ambiente verso l'alto. Cercando di vivere nel modo corretto tutte le varie situazioni, le pressioni che ci sono. Cercare di gestirle, aiutare la crescita. Crescere e migliorare insieme è il nostro mantra».

Ha stabilito alcune regole?
«Chiedo cose che all'interno di un percorso sono fondamentali: rispetto, disponibilità e allenamento. Il rispetto sembra una cosa banale ma non lo è, perché in un gruppo di lavoro non sempre c'è. Disponibilità è una parola magica, perché se sei disponibile ti apri agli altri e a tutto quello che devi fare. La disponibilità è il passaggio all'allenamento, dove ognuno mette le sue capacità per creare la fase di miglioramento attraverso la fatica. Queste sono le cose in linea di massima che cerco di creare insieme al mio staff per aiutare i giocatori ad esprimere il loro talento, senza giudicare quanto talento c'è».

Nel 2023 c'è un titolo europeo da difendere in casa. La prima partita la giocherete il 28 agosto al Foro Italico contro il Belgio. Arrivare da campioni d'Europa e del mondo è una pressione in più?
«Il fatto di giocare in casa deve stimolare la parte più positiva. Bisogna giocare a pallavolo con tutti i momenti buoni o cattivi che ci possono essere, sapendo di avere il nostro pubblico a favore. Ma l'importante è pensare che il pubblico non faccia punti (ride)».

Il 2023 sarà un anno pieno di appuntamenti.
«Sì, perché dopo la Vnl e l'Europeo ci sono le qualificazioni olimpiche. Partiremo da maggio, poi fino ad ottobre. È una stagione lunghissima e dobbiamo essere bravi a programmare perché i giocatori verranno anche da un campionato italiano molto impegnativo. Adesso li lasciamo sfogare in Superlega, poi quando arrivano in Nazionale bisogna riprendere il percorso che ci siamo detti».

Ovvero?
«Dobbiamo sfruttare la consapevolezza e la fiducia che ci hanno dato queste due vittorie, sapendo che non siamo i migliori in assoluto, ma che siamo stati più bravi degli altri in quel momento. Ci sono squadre più forti di noi sulla carta. E che quindi c'è da mettersi lì, a continuare e seguire quel percorso che abbiamo fatto noi e che stiamo cercando di fare senza essere focalizzati sul risultato a tutti i costi. Ma andando a cercare questo risultato con il lavoro giornaliero».

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