Pallanuoto, il ct Campagna: «Mondiale perfetto per far crescere questa Italia»

Pallanuoto, il ct Campagna: «Mondiale perfetto per far crescere questa Italia»
di Piero Mei
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Sabato 25 Luglio 2015, 11:19
Sandro Campagna snocciola con visibile soddisfazione la matematica anagrafica del Settebello rinnovato: «L’età media è di 26 anni e mezzo; se ci togli Tempesti scende a 25 e mezzo (ma guai a toglierlo il portiere azzurro: con i suoi 36 il portiere alza la media ma abbassa la saracinesca ndr); se allarghiamo ai sedici della rosa scende a 25, e se contiamo i 23 d’interesse scende ancora. E’ il progetto pallanuoto che pensa al presente ed a medio termine». Dove il presente è qui a Kazan mondiale, il medio termine fa rotta su Rio 2016.
Piacciono i numeri al cittì Campagna: «La squadra che vinse a Shanghai 2011 è cambiata per otto su tredici, sette ragazzi sono al primo mondiale, e cinque ventenni non hanno neppure cinquanta presenze in Nazionale». Dunque lavori in corso? Forse sì, ma con l’occhio mondiale: «E’ come giocare due tornei, un quadrangolare con squadre toste come Russia, Usa e Grecia, e poi un altro torneo ad eliminazione diretta dove trovi le più forti del mondo». Si guarda al possibile incrocio, ma alla fine, come diceva il Maestro Rudic, se vuoi vincere le devi battere tutte. Che Campagna voglia vincere è una ovvietà; che possa farlo un sogno, che è meno di un miraggio e insieme meno di una probabilità. «Il sogno è la finale, perché vorrebbe dire già partire per Rio». Per staccare questo biglietto transoceanico potrebbe bastare un terzo posto, se fra le prime due ci fosse la favorita Serbia del mancino Mandic, fenomenale ventenne.

IL FINTO CINQUE
L’idea di fondo, qui, è una specie del falso nueve alla Guardiola, che però con quelli che aveva a Barcellona ed al Bayern poteva ben permetterselo. E’ il falso cinque? Il mancino, figura di riferimento nella pallanuoto, non c’è: Valentino Gallo non è stato convocato e madre natura non ne ha fatti vedere altri in giro per l’acqua azzurra. Così, un po’ idea di gioco e forse un po’ di necessità virtù. Campagna ha chiamato giovani di rinforzo in difesa, ragazzi che sappiano rafforzare questa fase essenziale, anche nell’eventuale inferiorità numerica, per puntare poi sugli inserimenti: «Perdiamo qualcosa davanti ma acquistiamo dietro». Il che lascia prevedere ai pronosticatori partite con meno gol e maggior grinta.

QUESTIONE DI METRI
Il che sembra essere in sintonia filosofica con la Federazione mondiale che, tranne che qui a Kazan e poi a Rio, ha rimpicciolito le dimensioni del campo, 25 metri anziché 30, il che alla fine premierà l’aggressione e la potenza fisica anziché la tecnica, i colpi bassi anziché i colpi di genio. «Questo mondiale - dice Campagna - sarà perfetto per crescere ancora, ma non vanno interpretati solo come una opportunità in questa direzione. I grandi dovranno dimostrare di saper prendere la squadra sulle proprie spalle, i più giovani dovranno giocare con la faccia tosta». Il cittì predica e vive «emozione e divertimento»; chiede «continuità» magari a ragazzi come Di Fulvio che «ha colpi straordinari», a Fondelli, Velotto, Nicholas Presciutti, fratello di Christian «per il quale, come per tutti, le porte sono sempre aperte, come per Bodegas che presto potrebbe diventare italiano».

QUELLI DI FRONTE
«Gli avversari? I soliti. Serbia e Croazia, l’Ungheria che s’è vista un po’ meno finora, il rinnovato Montenegro che può battere la Serbia come perdere dall’Australia». E noi? «Ci divertiremo: quando cambi non sai quanto tempo ci vuole, io sono entrato in Nazionale nell’82 e per vincere abbiamo impiegato nove anni. Adesso si va molto più veloci».
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