Oxford-Cambridge, niente tuffo finale: nel Tamigi inquinato si rischia il colera

Torna la Boat Race, la classifica sfida tra le università. Quest'anno con un avversario in più: le acque di gara

Jasper Parish lanciato nel Tamigi dopo la vittoria di Cambridge del 2023
di Gianluca Cordella
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Sabato 30 Marzo 2024, 19:36

Apparentemente sarà tutto uguale. Almeno fino a quando l’equipaggio vincitore dovrà festeggiare il trionfo. Lì si noterà una differenza importante. Dalla cartolina di Jasper Parish, timoniere di Cambridge, lanciato nel Tamigi per festeggiare la vittoria di un anno fa, si passerà a un’immagine molto meno accattivante. Nessun tuffo: al suo successore - che si tratti di Ed Bracey, suo erede sulla barca di Cambridge, o di William Denegri, “cox” di Oxford - toccherà una bella doccia purificante in un’area appositamente allestita dopo il traguardo di Mortlake. Con tutto l’allarme possibile per i ghiacciai che si sciolgono, tra gli effetti dell’inquinamento andrà registrato anche questo insolito epilogo della Boat Race, la classica delle classiche del canottaggio che si avvia spedita verso i suoi due secoli di vita (la prima edizione della gara maschile risale al 1829). Oxford e Cambridge, questo pomeriggio, intorno alle 16 italiane, non dovranno solo badare alla prua della barca avversaria, ma dovranno anche - e forse soprattutto - fare attenzione a entrare in contatto il meno possibile con le acque del Tamigi. Che inquinate come quest’anno lo sono state poche volte nel corso della storia.

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I pericoli

Aspettando la super fognatura da 5 miliardi di sterline che verrà inaugurata il prossimo anno, questo 2024 è costretto dalle circostanze a regalare allo sport la battaglia delle università contro il rischio di malattie infettive. La colpa è delle acque reflue scaricate nel fiume e nei suoi affluenti – secondo gli attivisti di River Action - dalla Thames Water, l’azienda di fornitura d’acqua e gestione delle fognature ciclicamente al centro di colossali scandali e che, comunque, anche in questa circostanza ha ammesso almeno una parte delle proprie responsabilità. I rilievi dell’associazione ambientalista - 16 test intorno all’Hammersmith Bridge, più o meno alla metà del percorso di gara - hanno registrato una concentrazione di Escherichia coli tre volte superiore al tetto di balneazione. E il batterio in questione ha un curriculum “criminale” importante, che spazia dalle cistiti alle infezioni intestinali, fino al colera e agli avvelenamenti del sangue, che possono essere persino letali. E se l’allenatore di Oxford Sean Bowden ha parlato di «vergogna nazionale», gli organizzatori sono corsi ai ripari, compilando un vademecum per gli atleti con le regole da seguire per ridurre i rischi.

Ai canottieri è stato consigliato di coprire tagli, escoriazioni e vesciche con medicazioni impermeabili, di pulire accuratamente tutta l’attrezzatura, di lavarsi bene una volta scesi dalla barca e di fare attenzione a non ingoiare gli schizzi d’acqua sollevati dai remi. Oltre, ovviamente, di evitare il bagno celebrativo. Che vede Cambridge avanti 86 tuffi a 81 nella prova maschile e 47-30 in quella femminile, disputata “solo” dal 1927.

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I precedenti

Il caso riporta immediatamente alla memoria lo shock vissuto nemmeno un anno fa – era il 6 agosto 2023 – da una sessantina di atleti tra i duemila che prendevano parte alle World Triathlon Championship Series che, dopo la gara di nuoto al largo della spiaggia di Roker, a Sunderland, finirono in ospedale con diarrea e attacchi gastrointestinali. La causa era la stessa: concentrazione abnorme di E.coli dovuta alle acque reflue. Che poi è anche il motivo per cui Parigi lo scorso anno ha dovuto cancellare la coppa del mondo di nuoto di fondo: le acque della Senna, con una concentrazione di E.coli sei volte oltre i limiti accettati dalla Federazione mondiale, non erano poi così libere. Un problema destinato a riproporsi quest’estate, quando quelle stesse sponde dovranno accogliere le prove olimpiche del triathlon e del nuoto di fondo. Gli atleti – capeggiati dall’olimpionica uscente Ana Marcela Cunha - stanno chiedendo a gran voce un piano B, che al momento non esiste. Di spostare gli eventi in altri campi di gara non se ne parla nemmeno, al punto che il triathlon ha sondato anche la possibilità di una sua improbabile versione duathlon, senza il nuoto. Per Cunha, Paltrinieri eccetera l’unico assist dell’organizzazione è la disponibilità a spostare le date di gara, in presenza di picchi irragionevoli di inquinamento. Siamo lontani, insomma, dalla speranza dell’oxfordiano Bowden che «questa edizione sfortunata della Boat Race possa servire a far parlare del problema dell’inquinamento». La speranza dei canottieri, più realisticamente, è solo un finale diverso da quello di Sunderland.

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