Makwala contro Van Niekerk: la sfida finale tra il buono e il cattivo

Makwala contro Van Niekerk: la sfida finale tra il buono e il cattivo
di Piero Mei
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Giovedì 10 Agosto 2017, 12:48
Un uomo e un ragazzo si contenderanno la scena, il cuore dello stadio e la medaglia d’oro dei 200 metri, quella che per quattro volte di seguito fu di Bolt: accadrà alle 21.52 di stasera, ora di Londra, quando in Italia saranno le 22.52. E’ la Grande Sfida del mondiale di atletica 2017, divenuta tale non in virtù del copione previsto ma piuttosto degli eventi che si sono susseguiti in una travolgente improvvisazione.
COSE DALL’ALTRO MONDO
Entrambi, l’uomo che ha 31 anni e si chiama Isaac Makwala, e il ragazzo, che di anni ne ha 25 e si chiama Wayde Van Niekerk, vengono dall’altra parte del mondo, l’emisfero Sud: i loro due Paesi, il Botswana per Isaac e il Sudafrica per Wayde, sono divisi da un fiume, che si chiama Limpopo, lungo 1600 chilometri, il secondo dell’Africa: 640 chilometri di questo fiume separano le due nazioni. Del Sudafrica si sa molto, se non altro per via di Nelson Mandela, della lotta all’apartheid, dei mondiali di rugby e degli Springboks e di quelli di calcio lì ospitati nel 2010, dei libri di Coetzee e di Nadine Gordimer, e del dottor Christian Barnard che effettuò il primo trapianto di cuore della storia. Del Botswana si sa poco, se non che ebbe un re dei Bangwato che divenne il primo presidente della repubblica indipendente, anni Sessanta, che non praticava l’apartheid tanto che la moglie di lui Ruth era una bianca, che è attraversato dal Tropico del Capricorno, che la tradizione artistica è quella delle sculture del popolo dei boscimani e degli ottentotti nel legno marula, e che ha il suo tesoro nelle miniere di diamanti. Dai quali non è vero che non nasce niente, come cantava De André: è nato, ad esempio, Makwala.
IL POPOLO E L’ESTABLISHMENT
Makwala, che partirà in corsia 6, è il principe del popolo, che tale lo ha scelto ieri, specie quando è stato costretto, sotto la pioggia, nel freddo, con i wurstel del mattino nello stomaco, a correre da solo contro il tempo per riguadagnarsi il posto in finale e l’ha fatto finendo anziché negli obbligatori 20.53 secondi in 20.20; e ancora quando è stato messo in semifinale nella corsia 1, tra le pozzanghere, mentre c’era chi correva sull’asciutto biliardo della corsia 9: Isaac è arrivato secondo e qualificato per stasera.
Van Niekerk, che partirà in corsia 2, è il principe del Palazzo: è stato individuato come il possibile e auspicabile erede di Bolt che lascia, come il bravo figliolo, forse un po’ troppo bravo per le esigenze mediatiche postmoderne, capace di riempire il Grande Vuoto che Usain lascerà sabato correndo la sua ultima staffetta mondiale.
Il popolo, che è più sanguigno dell’algido Palazzo, ha scelto da che parte stare. Non è detto che sia quella vincente, né che lo sia una delle due parti, essendoci in pista altri contendenti, fra cui lo statunitense Young.
VINCITORE E VINTO
Wayde ha vinto tutto quello che c’era da vincere: Olimpiadi, mondiali e ha anche ottenuto un primato del mondo nei 400 facendo meglio di una leggenda come Michael Johnson, quello che, disse Mennea che pure l’ammirava, “correva come un cameriere”. Isaac non ha vinto nulla: ha solo il record di essere sceso sotto i 20 secondi nei 200 e i 44 nei 400 nello stesso meeting, una specie, in versione tascabile, del “giorno dei giorni” di Jesse Owens, il 25 maggio 1935, quando “il nero che fece infuriare Hitler” in tre quarti d’ora stabilì, tra nuovi ed eguagliati, sei primati del mondo.
POLI OPPOSTI
Van Nierek è il classico “good boy”: studente modello, fidanzato modello e presto sposo, mamma Odessa che lo accudisce, la quasi nonna Ans che lo allena, mai una parolaccia o un gesto fuori misura, a parte i balzi della sua corsa. Makwala s’è dato all’atletica perché gli piaceva che lo vedessero in televisione, seguiva via messaggini o facebook i dettami dell’allenatore (lui era in Germania, l’allenatore in Botswana), quando è libero conta le pecore ma non per addormentarsi bensì perché ne possiede a greggi, come nickname ha scelto Badman perché vuole mostrare a tutti la propria cattiveria. Di nuovo il Bene il Male, in altra versione, come fu per Bolt e Gatlin? Lì vinse il Male. Ora il Palazzo vuole a tutti i costi il Bene, il popolo no. A chi toccherà la felicità della sera di Londra? Si alzeranno al cielo le pie braccia di Wayde che prega sui blocchi o il braccio sinistro coperto dal manicotto giallo che Isaac indossa sempre per onorare Sanya Richard-Ross, l’ex velocista statunitense che per prima lo indossò e che è la Musa ispiratrice dell’uomo cattivo del Botswana, che corse ieri in “splendid isolation” come hanno detto gli inglesi che, Brexit e no, la sognano per loro e per sempre?
 
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