Luna Rossa Prada Pirelli c'è: parla il Team Director e Skipper Max Sirena

Il punto della situazione del challenger italiano del Circolo Vela Sicilia verso la 37° America's Cup:

Luna Rossa Prada Pirelli barca laboratorio
di Francesca Lodigiani
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Martedì 27 Febbraio 2024, 15:12

Massimiliano "Max" Sirena, 53 anni, riminese DOC, segno zodiacale Sagittario, sposato con Tatiana, fiero padre di Lorenzo, 15 anni, e Bianca, 9 anni, è il Team Director e Skipper di Luna Rossa Prada Pirelli con la quale si accinge ad affrontare a Barcellona la sua 8° America’s Cup delle quali 6 con Luna Rossa. 

È romagnolo riminese, come entra la vela nella Sua vita?
«In modo naturale. Da ragazzino, 7/8 anni, andavo in una piccola scuola vela dove ho iniziato con il windsurf. Era di Riccardo, mi ricordo ancora il nome. Davo anche una mano. C’era un Sunfish sepolto sotto la sabbia al quale giravo intorno. Tanto che, per asfissia credo, mi ha detto che se riuscivo a dissotterrarlo e a mettere insieme i pezzi, sarebbe stato mio. E così è stato».

La Sua terra è quella di Cino Ricci, che influenza ha avuto su di Lei?
«Io sono cresciuto nel mito di Cino, nato a Rimini. A fine anni 70 la vela era avventura e lui un eroe. Dopo Azzurra si inventò il Giro d’Italia a Vela, banco di prova di tanti velisti come Vascotto, Bressani, gli stessi Chieffi. Finite le superiori di Giri ne ho fatti 7/8. Belle avventure. Nelle tappe si dormiva in albergo, in camper, a bordo, a seconda dei quattrini».

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In questi 25/26 anni monopolizzati dalla America’s Cup, che vacanze di famiglia fa? 
«In barca.

Quando ho incontrato Tatiana, l’ho portata in crociera su un 30 piedi tra le isole dell’arcipelago Toscano. Una prova di compatibilità superata. Il mare è un elemento che fa parte di me, ho con lui un rapporto morboso, ci parlo. Soffro se sono lontano. A scuola aprivo la finestra per sentire il vento e il mare, con i compagni che protestavano perché entrava il freddo. Mi ha salvato da brutti momenti quando da piccolo ho perso mia madre. Per fortuna i miei figli sono innamorati del mare. Se c’è tempo andiamo in crociera. Altrimenti viaggi avventura».

Qual è lo stato  dell’arte della preparazione per questa 6° sfida di Luna Rossa.
«Premessa: da soli tutto è bello, il reality check arriva col confronto con gli altri. Io sono sempre autocritico, ma questa volta sono stranamente contento del lavoro fatto. Penso possiamo vincere. Abbiamo analizzato tutti gli aspetti, cerchiamo di spingere al massimo. Si vedrà. Abbiamo le carte in regola, ma sono barche delicatissime. Ci possono essere errori, sforzi. Bisogna sempre avere presente la Big Picture e capire quanto c’è davanti. Ora che mancano pochi mesi, ci sono naturalmente tante domande. Avremo fatto bene questo, quest’altro. La Coppa America ti porta quasi a diventare matto, ad avere dipendenza da questo gioco L’importante è avere una struttura flessibile per reagire a quello che fosse sfuggito o ad altro».

Come funziona il rapporto sailing-design team?
«Funziona che la lista dei desideri dei velisti deve coincidere col fattibile in termini tecnici ed energetici. Bisogna realizzare quello che fa la differenza in regata, non perdersi in progetti o desideri che non portano a nulla. Bisogna essere bravi a gestire le risorse, specie il tempo, che non è acquistabile».

Il Suo coinvolgimento nei settori del team quanti gradi copre? 
«360 gradi. Gran focus sulla parte tecnica e sportiva, ma sono coinvolto in tutto. Il team è di 120 persone e l’HR mi prende molto tempo. Tratto io i singoli contratti. Ciascun velista ha una storia. Sono l’interlocutore di Patrizio Bertelli. La nostra è una missione consapevoli di essere previlegiati perché tra i pochi ai quali è consentito di partecipare a una impresa così. Luna Rossa io l’ho tatuata sul cuore».

Come è l’interlocuzione con Patrizio Bertelli?
«Bertelli ti mette sempre in discussione, ed è giusto. Ti stimola, facendoti anche incavolare,  crea tensione per stimolare a fare meglio cose che pensi di aver già fatto al massimo, ti fa stare sempre all’erta, pronto a reagire».

Quando è previsto il varo del vostro nuovo  AC 75?
«Tra aprile e maggio».

Nessun rammarico di non avere una casa automobilistica o aeronautica alle spalle? Come romagnolo cosa ha pensato quando la Ferrari ha annunciato l’ingresso nella vela, ma con Soldini?
«Da più di un anno lo sapevo. Con la Ferrari abbiamo avuto rapporti informali. Questi team però sono impegnati al 90% nel loro mondo. Il contributo sarebbe solo sull’aerodinamica, ma noi questo aspetto l’abbiamo ben coperto con una azienda di automotive. E quindi no, nessun rammarico, nessuna preoccupazione».

I neozelandesi, come Defender, dettano le regole, anche della nuova barca e Peter Burling e Blair Tuke contano su  un gruppo coeso e di grande esperienza. Sono battibili?
«Si, per forza. Che sia facile? No. Come in Formula 1, se anche hai un sailing team fortissimo, poi alla fine è la barca più veloce che determina la vittoria. Le regate da vincere però sono tante, è importante anche il tasso di miglioramento rispetto alle altre barche. In questo ha un grande ruolo l’equipaggio».

Per la 37ª America’s Cup oltre alla Luna ci sono altri 4 Challenge. I noti  American Magic e Ineos Britannia e  i nuovi, gli svizzeri di Alinghi Red Bull Racing e i francesi di Orient Express Racing. Chi i più insidiosi? 
«Sono tutti forti. I francesi simili ai neozelandesi, poi vediamo come bruciano le tappe essendo arrivati dopo. Alinghi al di là di quel che dicono non ci sono per partecipare, ma per vincere subito. Gli inglesi hanno budget illimitato. Per American Magic ho curiosità».

La Luna dispone di un sailing team spaziale, a partire da 4 timonieri di generazione ed  esperienza differenti:Checco Bruni, Jimmy Spithill, Marco Gradoni e Ruggero Tita, timoniere oro a Tokio in Nacra 17 e appena designato per Parigi 2024. Per non parlare di un cycler, Mattia Camboni, quasi medaglia a Tokio nella tavola. Come gestisce e come gestirà tanta ricchezza e come saranno fatte le scelte? Al timone quanto pesa il talento con esperienza risalente  e quanto il talento giovane e affamato?
«Un bel problema da avere. A un certo punto bisognerà scegliere. Tutti sono cresciuti moltissimo. Alla fine sarà la barca a decidere. Chi è più veloce, ma anche in grado di gestire al meglio la regata a 360°. Decisioni che condividerò con Patrizio Bertelli. Occhio che oltre al timoniere è altrettanto importante il Flying Controller. Quindi una scelta che riguarda 4 persone: i 2 timonieri e i 2 Flying Controller. Il gruppo di partenza lo sceglieremo un mese dopo il varo».

Oltre alla Louis Vuitton America’s Cup, edizione 37, si correranno a Barcellona, con gli AC 40, anche la Unicredit Youth America’s Cup, edizione 3, e la Puig Women Cup, edizione 1. Gradoni dopo l’exploit di Jeddah è scontato come uno dei timonieri per la Youth? Altri nomi? E per le veliste a chi si pensa?
«Gradoni non è scontato per la Youth perché si gioca il posto sull’AC 75. ‘E un talento sopraffino, se riesce col tempo a gestire l’euforia dei suoi 19 anni. Diventerà un punto di riferimento della vela dei prossimi 10 anni. Annunceremo entro febbraio i nomi per la Youth, che non saranno necessariamente solo under 25 maschi, ma anche donne. Ci saranno sorprese».

Non è a bordo degli AC 75, ma ci ha navigato: che sensazione si prova su questi oggetti volanti a 50 nodi?
«È bello, specie il “decollo”, una fase unica, eccitante, in cui senti di più la barca sotto il sedere».

La Sua regata più bella in Coppa America fino a oggi?
«La finale della Louis Vuitton Cup nel 2000 contro Paul Cayard con Luna Rossa (Silver Bullett ndr). Ma anche l’America’s Cup con il trimarano Oracle nel 2010 contro Alinghi. Russell Coutts mi chiamò per essere il responsabile del programma della grande ala. Anche l’ultima finale con New Zealand a Auckland nel 2021. Ma la più bella spero sarà la regata quella che verrà».

Il Challenger of Record, il team che dovrebbe negoziare le regole per i Challenger con il Defender,  è il team britannico di Sir Ben Ainsle, un ruolo che nella 36° edizione del 2021 fu di Luna Rossa che si contrappose con vigore al Defender. Come sta esercitando questo ruolo Ineos Britannia?
«Quante diatribe ci sono oggi? Nessuna. Il Challenger of Record non ha potere. Abbiamo lottato molto allora, un lavoro enorme, senza vantaggi. Per DNA non siamo yes man. Ma aveva senso per incidere sulla scelta della barca, l’AC 75. Poi però basta.»

Come sono i rapporti con l’ “amico” grande capo  Grant Dalton e i kiwis con i quali ha vinto la Coppa nel 2017 a Bermuda?
«Adesso ci parliamo. A Auckland durante la Prada Cup erano pessimi. Ma non siamo mai andati sul personale. Resta la stima reciproca. Nello sport non si può essere amici sempre, si ha lo stesso obiettivo. Chi dice il contrario o mente a sé stesso o è spettatore.»

Il calendario della 37ª America's Cup

  • Preliminary Regatta Barcellona 20-25 agosto 2024
  • Louis Vuitton Cup Round Robin 29 agosto -11 settembre
  • Louis Vuitton Cup Semifinale 14-23 settembre
  • Unicredit Youth America’s Cup 10-26 settembre
  • Louis Vuitton Cup Finale 26 settembre-7 ottobre
  • Puig Women’s America’s Cup 28 settembre – 13 ottobre
  • Louis Vuitton 37th America’s Cup Match Race Finale 12-17 ottobre 2024

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