Filippo Ganna: «Il mio 2024 super. Un oro alle Olimpiadi? No, ne voglio due»

Da qualche giorno il nostro fuoriclasse della bicicletta è a Maiorca per preparare una stagione che lo vedrà all'opera in tante gare ed eventi, ma certo l'obiettivo numero uno sono i Giochi Olimpici di Parigi, dove Filippo sogna un'impresa

Filippo Ganna: «Il mio 2024 super. Un oro alle Olimpiadi? No, ne voglio due»
di Sergio Arcobelli
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Giovedì 7 Dicembre 2023, 07:19

Top Ganna è pronto al decollo: per un'impresa titanica. Da qualche giorno il nostro fuoriclasse della bicicletta è a Maiorca per preparare una stagione che lo vedrà all'opera in tante gare ed eventi, ma certo l'obiettivo numero uno sono i Giochi Olimpici di Parigi, dove Filippo sogna un'impresa: «Vorrei vincere l'oro nella cronometro e vorrei riconfermarmi con il quartetto dopo Tokyo 2020. Ho dimostrato di poter arrivare al massimo in entrambe. Solo che in una sarò da solo, nell'altra saremo in 4», ha raccontato a Milano al Giro d'Onore, in occasione della festa del ciclismo azzurro. Ha le idee chiare SuperPippo, 27enne verbanese, reduce da un'annata con due importanti piazzamenti su strada, come il secondo posto alla Sanremo e il sesto alla Roubaix, senza dimenticare ovviamente l'argento nella prova a cronometro dei Mondiali alle spalle di Evenepoel, il belga poi battuto a Valladolid alla Vuelta di Spagna sempre contro il tempo. Su pista, inoltre, Pippo si è confermato campione del mondo nell'inseguimento individuale (specialità che non sarà olimpica) per la sesta volta dopo l'argento a squadre. Ma Top Ganna, come racconta in quest'intervista, non è sazio

Filippo, che 2023 è stato?
«Intenso. Sono orgoglioso di essere arrivato a Madrid dopo giorni di sofferenza chiudendo al secondo posto l'ultima tappa. E sono anche felice di aver concluso una gara come Il Lombardia non adatta a me».

Cosa scatta nella testa di un corridore dopo un imprevisto?
«Ci vuole fortuna, se penso anche alle cadute. Ogni tanto guardo le mie cicatrici e penso: "potevo evitare di farmi male". Ma poi penso che bisogna sempre reagire ai momenti no».

Non è andato lontano dal vincere la Sanremo
«È vero, quest'anno sono arrivati diversi secondi posti che però non cambierei con niente al mondo. Se perdi ma ti fai le ossa, spingi. Alla Sanremo è stato un discorso mentale. Ma ci sono dei mostri sacri come Van der Poel e Van Aert che per batterli devi avere la giornata super. È lo sport. Il ciclismo è così. Ma c'è voglia di mettersi sempre in ballo".

Ha già pianificato il 2024?
«Finalmente si ricomincia. Debutterò a gennaio in Australia sia su strada, al Tour Down Under, che su pista, in Coppa del Mondo per conquistare i punti del ranking olimpico. Farò Sanremo e Giro e poi vedremo. Ho detto alla squadra (Ineos Grenadiers, ndc) che l'obiettivo sarà la cronometro all'Olimpiade».

La Roubaix è accantonata, dopo il bel risultato di quest'anno?
«A volte l'1% può fare la differenza in una classica come la Roubaix e a me è mancato un po' di "motore".

Ma è logico che l'Olimpiade viene ogni 4 anni e quindi bisognerà fare delle valutazioni».

Alla Vuelta è stato premiato da Indurain. Le ha dato consigli d'oro, lui che ha vinto la crono ad Atlanta nel 96?
«L'oro olimpico a Parigi è una cosa che sogno da tanto. Sono uno che ambisce a quel risultato. Ma non sono l'unico».

In Francia c'è anche da difendere l'oro con il quartetto: ancora oggi risuona l'eco del trionfo a Tokyo con quella rimonta sensazionale.
«Cercherò di arrivare al 100% alla crono e poi di dare tutto con i compagni. Se ti siedi, rimani indietro. Cercheremo di affrontare l'avvicinamento con la stessa spensieratezza e leggerezza».

Come riesce, viste le tante aspettative su di lei?
«Di solito io la sera prima di una gara sono tranquillo. La leggerezza a volte bisogna mascherarla e stare in seconda fila può fare bene. Speriamo di divertirci come a Tokyo».

Persino un capitano come Geraint Thomas si è messo al suo servizio: che effetto le fa?
«In squadra ho sempre fatto quello che mi veniva chiesto. Forse perché ho sempre fatto un passo alla volta, rispettando i "vecchi", dando sempre tutto per i capitani. Ripensando a Thomas che si è messo a tirare in volata per me, dico che è bello che anche i vecchi abbiano rispetto per me. Non vedi tanti leader di certo peso lavorare per i giovani. La cosa mi fa piacere e so che non mi sono impossessato di un ruolo che non è mio, ma ho guadagnato sul campo il rispetto della squadra e dei compagni».

Leader sul campo e fuori, ma le piacerebbe essere portabandiera azzurro?
«Per un ciclista la vedo dura, dopo che Elia Viviani lo è stato a Tokyo. I ciclisti dovranno aspettare forse Los Angeles. Mi piacerebbe a questo punto che fosse Tamberi».

A Parigi si gareggerà al velodromo di Saint-Quentin-En-Yvelines in cui ha già vinto l'anno scorso un titolo mondiale individuale e un argento a squadre.
«Ci sarà il pubblico, ci sarà tanta gente e non saremo dall'altra parte del mondo come in Giappone. Il jet lag ringrazia...».

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