Valentina Magalotti regina del crossfit: l'atleta romana tra le prime 20 al mondo al Championship di Dubai

Valentina Magalotti regina del crossfit: l'atleta romana (tra le prime 20 al mondo) in gara al Championship di Dubai
di Giacomo Rossetti
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Sabato 29 Ottobre 2022, 18:44 - Ultimo aggiornamento: 23:38

Mai un'atleta italiana si era qualificata al Dubai CrossFit Championship, il secondo torneo più importante al mondo di questo giovane sport in cui si mescolano powerlifting, ginnastica e tanto altro. Ebbene, dal 2 al 4 dicembre prossimi la romana Valentina Magalotti darà battaglia alle altre 19 atlete giunte alle finali (anche gli uomini saranno solo 20 in tutto il mondo). Per la 32enne di Porta Portese, dopo tante vittorie in Italia, è arrivato il momento del grande esame internazionale. «Non vedo l'ora, ci saranno crossfitter fortissime come Claudia Gluck e Lena Richter», esordisce lei, che il 12 novembre è attesa anche dal torneo tedesco German Throdown.

Romana, oltre che italiana: cosa significa rappresentare la Capitale?
«E' un onore. Sono legatissima alla mia città e quando incontro gente che è andata a vivere altrove penso sempre: Poveracci'. Non avendo uno sponsor che mi paghi le spese della trasferta negli Emirati Arabi Uniti, ho aperto un crowdfunding su GoFundMe per raccogliere denaro dalla comunità di appassionati che mi segue. E visto che le donazioni non sono mancate, ho capito di essere assai sostenuta dai miei concittadini. Questo mi stimola ancora di più: a Dubai gareggerò anche per loro».

Il crossfit è?
«Uno sport e non semplice fitness, innanzitutto. Si può utilizzare per benessere personale, ma non si tratta solo di bruciare calore per un'oretta: essendo una disciplina vera e propria, bisogna impararne le regole. La prima è il corpo va visto come uno strumento e non come il fine ultimo».

Come ha iniziato?
«Sei anni fa, seguendo mia sorella Chiara in una palestra in zona Trastevere, dove abbiamo conosciuto il coach Yuri Elena. Venivo dalla ginnastica artistica praticata a bassi livelli e all'epoca non sapevo fare neanche una trazione alla sbarra! Però mi appassionai al punto che noi tre ci trasferimmo a Via Affogalasino, a Monteverde, in un capannone dedicato solo al crossfit (in gergo si chiamano box, ndc)».

Da quel momento è diventato il suo lavoro.
«Esatto.

Pur essendo laureata in Economia con un master in Management dello sport, non sono fatta per stare in ufficio: devo stare dove si suda. Al CrossFit Minus (così abbiamo chiamato il nostro box) siamo due soci, io e Claudio Crescenzi, mentre Yuri Elena fa il direttore tecnico. La mia attività principale è quella di atleta: mi alleno tre ore la mattina e quattro il pomeriggio, tutti i giorni, tolta la domenica.

Quali sono gli stereotipi sul crossfit che più le danno fastidio?
«Mi dispiace quanto sento dire che fa male al fisico: purtroppo è un'immagine che trapela per colpa degli esaltati che portano gli esercizi all'estremo perché così sei un duro'. Ci vuole intelligenza. Ogni sport ha i propri infortuni tipici, dipende dal modo in cui ti alleni».

Cosa rende unico il suo sport?
«Il profondo stato di sofferenza fisica che ti induce: strano a dirsi, ma mi sono innamorata proprio di questo. E' una disciplina masochista, che ti chiede di sfidare te stesso, il tempo e gli altri. Se non ti fai sopraffare dalla fatica e riesci a entrare in profonda connessione col tuo corpo, hai vinto».

Quando conta la vetrina social nel crossfit?
«Tanto. Purtroppo o per fortuna, la visibilità che ti dà Instagram è fondamentale. Il nostro è uno sport che si vende' bene, con gesti atletici belli e facili da immortalare con foto o video. Ahimè, questo fa sì che a volte il valore dell'atleta sia offuscato o addirittura sostituito dal numero dei follower».

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