Boxe, Irma Testa: «Sul ring si può allenare l'anima. A Tokyo punto a una medaglia»

Boxe, Irma Testa: «Sul ring si può allenare l'anima. A Tokyo punto a una medaglia»
di Salvatore Riggio
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Martedì 29 Settembre 2020, 11:11 - Ultimo aggiornamento: 20:56
Prima pugile italiana a partecipare a un'Olimpiade. Punta a una medaglia: «Sarei ipocrita a dire il contrario», ha raccontato a margine dell'evento Le Coq Sportif.

IRMA TESTA, a Rio de Janeiro 2016 eri la sorpresa. A Tokyo 2021?
«Sarò diversa rispetto a quattro anni fa in Brasile. Totalmente opposta».
 
È orgogliosa di rappresentare il movimento della boxe italiana femminile?
«Sì, certo. Le donne erano davvero poche, quando ho iniziato. Poi l’Italia femminile, anche grazie agli allenatori, ha raggiunto dei numeri eccezionali. Il fatto di poter essere un esempio per le ragazze che si avvicinano a questo sport, è bellissimo. Anche se restano i pregiudizi».

Succede ancora anche a lei?
«Magari in faccia non te lo dicono. Magari pensano che il mio risultano non si possa paragonare allo stesso di un collega maschio».
 
Ha sofferto il rinvio dell’Olimpiade?
«Per l’età che ho, un anno in più non cambia le cose. Per altri è cambiato, ad esempio per Tania Cagnotto. In generale, è stata molto dura perché avevo programmato tutto e mi ero allenata in tutti questi anni per arrivare ad agosto 2020 e gareggiare a Tokyo. Nelle qualificazioni, invece, ci hanno bloccato a metà, psicologicamente mi hanno buttato giù».

E ora?
«Le qualificazioni sono congelate. Si riprenderà da quando è finito il torneo. Non si sa se ancora a Londra».
 
Secondo lei il pugilato ha qualcosa di speciale?
«La maggior parte dei pugili professionisti che ho conosciuto avevano delle storie assurde, incredibili. Quando vai in palestra, è uno di quegli sport che tira fuori il meglio di te. Quel meglio poi lo trasformi in risultati. Sono tutti disagiati quelli che iniziano (ride, ndc)».
 
Lei un giorno ha detto «se tu impari a rispettare qualcuno che prendi a pugni sul ring, allora rispetti tutti». Ci sono episodi come quelli di Colleferro, che purtroppo lasciano senza parole…
«Ci sono due tipi di persone. Chi entra in palestra per allenare il fisico e sentirsi più bello e chi entra in palestra e prima allena l’anima. Il pugilato ti allena l’anima. I maestri ti insegnano l’educazione, portare il rispetto e ti fanno da padre. Loro questo maestro non lo hanno avuto».

Torniamo a lei. Dove si allena?
«Ad Assisi. Quei giorni che, durante il mese, mi lasciano a casa, mi alleno a Torre Annunziata con il mio maestro».

Se pensa all’Olimpiade, che traguardo vede?
«Spero di qualificarmi, il mio obiettivo è una medaglia. Certo, anche per divertirmi. Ma vado a Tokyo per prendermi una medaglia, sarei ipocrita a dire il contrario».
 
Combattere per la Campania è per lei un motivo di orgoglio?
«Assolutamente sì. Tutti i pugili hanno storia difficile. Se metti qualsiasi bambino un mese in palestra ti accorgi che ha la stoffa per poter diventare un campione. Poi non continuano magari. Con solo lo sport si potrebbero aiutare tutti i ragazzini ad allontanarsi dalla strada. I ragazzini che saranno boss e camorristi di un domani, li segui sul nascere. Gli insegni i veri valori fin da piccolino. Questa va fatto, lo fa il mio maestro. Se su 10 bambini, ne salvi tre è già un successo».
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