LA NUOVA ITALIA
E’ la nuova Italia che si presenta alla ribalta mondiale; nuova in senso anagrafico, sono tutti giovanissimi, ma nuova anche come struttura, essendo l’Italia multietnica dei nostri tempi, quella che l’atletica, e altri sport, sanno cogliere ed accogliere molto prima e meglio di quanto non avvenga in altri campi. Lo sport, come si sa, è strumento di sicura tolleranza e i beceri cori degli stadi più che una prova di razzismo sono una prova si stupidità tifosa. Dice Chiappinelli di non aver mai avuto problemi per l’argomento, mai bullizzato, e lo stesso sostiene la sorridente Folorunso, che sta a Fidenza e racconta che “la mamma sì qualche problema l’ha avuto sul lavoro, ma io mai”. Anche la Folorunso si avventura, a richiesta, su previsioni: “per la finale ci vuole un 54 secco”, cioè 54.00. E il suo tempo? “Ho un personale di 55.50” sorride.
TORTU E BOLT
“Andrò stasera a vedere la finale di Bolt: non l’ho mai visto correre e mi dispiace; del resto mi dispiace pure non averci mai corso contro” dice Filippo che non ha ancora scelto, per il futuro, fra i 100 ed i 200 anche se si sente “più portato per i 200”; ma, aggiunge, “l’importante è correre”. Ha visto le batterie e fa un nome per il titolo: “Scontato, ma lo faccio ugualmente: Bolt”: Stasera sapremo se anche qui Tortu ha ragione.
PAROLE DI RAGAZZI
“C’è sempre da migliorare e sono qui per questo, per fortuna; imparo qualcosa di più ogni volta” dice la Folorunso che spera nel personale; anche Tortu lo spera, “ma parlerà il cronometro”; per Chiappinelli “questo sarà un tassello in più: sono felice di quel che ho fatto ma mi piace ‘sta cosa di stare al mondiale”.
I ragazzi si prendono la responsabilità di una nuova atletica italiana: “E’ un bel segnale” dice lei. Tortu sui blocchi criticati da Bolt dice che non li ha visti. Sono sembrati “piccoli, storti e di alluminio sottile”, gli dicono. Ma non sono particolari che spaventano più di tanto il maturo Filippo.
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