Se Otello è un africano in carriera, spinto al femminicidio dalle invidie

Otello alla Fenice di Venezia, con la regia di Francesco Micheli
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Sabato 16 Marzo 2019, 20:32
È uno dei teatri con cui ha collaborato più assiduamente, La Fenice di Venezia, e dove adesso Francesco Micheli torna per la ripresa della regia di Otello di Verdi, fortunato titolo inaugurale della stagione 2012/13 che – dopo un passaggio estivo al Palazzo Ducale nel 2013 – torna in scena dal 22 marzo a 7 aprile 2019.

Micheli – lasciando intatto l’allestimento – approfondisce in prospettiva contemporanea i caratteri dei personaggi e soprattutto la figura del protagonista: Otello è un africano che fa carriera nel nord-est italiano ma l’odio e l’invidia degli autoctoni lo spingono al femminicidio; una riflessione sul mondo di oggi che risulta sempre più presente nei più recenti lavori del regista bergamasco.

Sul podio ci sarà ancora una volta Myung-Whun Chung, che aveva già diretto la produzione al debutto, protagonisti vocali Marco Berti (Otello), Dalibor Jenis (Jago) e Carmela Remigio (Desdemona).

In questo allestimento, con le scene di Edoardo Sanchi, dominate da suggestive mappe celesti e un cubo/camera nuziale, e i costumi ottocenteschi di Silvia Aymonino Francesco Micheli approfondisce la drammaturgia dell’opera di Verdi-Boito e i legami con l’immortale testo shakespeariano evidenziando tutti quegli aspetti costitutivi dei personaggi che li riportano alla contemporaneità: l’odio e la nevrosi, l’insicurezza, l’invidia, la gelosia, la violenza sulle donne e il femminicidio, il diverso per pelle o religione.

«All’origine di Otello c’è l’odio – afferma Francesco Micheli – Othello è probabilmente la tragedia shakespeariana in cui si mostra in piena luce la banalità del male, si dispiega la capacità umana di contaminazione e distruzione.
Per carità, non si assiste a truculente stragi che insanguinano le piazze o i campi di battaglia; siamo in camera da letto, agone contemporaneo dove si perpetrano i più feroci e frequenti delitti. Curioso che Verdi, uomo del Risorgimento, padre della patria, compositore che ha saputo cantare le battaglie, necessarie o assurde che fossero, capaci di coinvolgere intere popolazioni, ora si richiuda nello spazio claustrofobico di un letto coniugale. La stanza è un luogo bipolare: il luogo dell’intimità degli affetti ma anche il luogo del potere, il cubo del palazzo. È l’epicentro in cui ragioni affettive e ragioni di stato convergono». 
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