Al Verano l'ultimo saluto al compositore Manuel De Sica, figlio del grande Vittorio

Al Verano l'ultimo saluto al compositore Manuel De Sica, figlio del grande Vittorio
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Lunedì 8 Dicembre 2014, 17:56 - Ultimo aggiornamento: 10 Dicembre, 18:50
Cerimonia funebre raccolta, oggi pomeriggio, per il compositore Manuel De Sica, figlio del «monumento» del cinema italiano Vittorio e di Maria Mercader, fratello di Christian ed Emi, stroncato ieri mattina da un attacco cardiaco.



De Sica, nato a Roma nel 1949, aveva scritto musiche soprattutto per il cinema, cominciando a collaborare con il padre nel 1968 con il film 'Amantì e ottenendo una nomination all'Oscar per la colonna sonora de 'Il giardino dei Finzi Continì.



In prima fila per salutarlo, sui banchi della chiesa romana di Santa Prisca, la seconda moglie Maria Lucia Langella, il figlio Andrea (che ne ha seguito le orme come regista), l'ex moglie Tilde Corsi, produttrice cinematografica. E poi i fratelli, Silvia Verdone, moglie di Christian e sorella di Carlo, i nipoti Brando e Maria Sole. E poi gli amici e i personaggi del mondo dello spettacolo.



Fra loro Ferzan Ozpetek, Leo Gullotta, Luca Verdone, Marisa Laurito, Paolo Conticini, Leopoldo Mastelloni, i fratelli Vanzina, Aurelio De Laurentiis, Pupi Avati (che lo ricorda come «un grande che non sempre ha avuto le possibilità che avrebbe meritato»). Pochissime parole da Christian De Sica, che ieri aveva dedicato a Manuel un breve post su Facebook, con una tenera foto del fratello da piccolo, guancia a guancia con il padre: «È successo tutto all'improvviso, mi mancherà molto», dice prima di entrare in chiesa.



L'attività artistica di De Sica viene ricordata durante l'omelia («Manuel ci ha fatto gustare il giubilo, ci ha fatto superare le parole e vedere l'aldilà grazie alle sue note») e poi dalle parole commosse degli amici. Il regista Carlo Vanzina tratteggia il ritratto del compositore («schivo, ruvido, senza peli sulla lingua, ma con una risata contagiosa»), ricordando il lungo sodalizio artistico fra le loro due famiglie, a partire dall'amicizia fra il padre Steno, anche lui regista e sceneggiatore, e Vittorio De Sica.



«Manuel viveva la grande tradizione famigliare soprattutto nella dimensione della memoria», dice lo sceneggiatore Gianni Romoli (De Sica era impegnato nel restauro delle opere paterne con l'Associazione Amici di Vittorio De Sica e autore per Bompiani del libro autobiografico 'Di figlio in padrè): «Era un gran parlatore, ma le sue parole erano azioni, perchè ti facevano fare delle cose. Sapeva emozionarti con la sua intelligenza mai banale, era un classico e come tutti i classici aperto al nuovo».



Tutti lo celebrano come un meraviglioso, divertentissimo cinefilo: «Quando mi chiedono se voglio fare il regista per via di papà e di nonno Vittorio - confessa il nipote Brando - io dico 'assolutamente nò.
Il cinema me l'ha fatto conoscere zio Manuel sul divano a casa di nonna, tutto quello che ho visto e che so lo devo a lui». E aggiunge: «Mi dicono 'Ti farai un sacco di risate a casa con tuo padre e zio Carlo. In realtà le risate più grosse della mia vita le ho fatte con zio Manuel, la persona con il senso dell'umorismo che più mi piaceva in assoluto». De Sica sarà sepolto al cimitero del Verano.
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