Paolo Conte torna in pista: al Teatro Sistina tre serate-concerto da giovedì

Paolo Conte torna in pista: al Teatro Sistina tre serate-concerto da giovedì
di Marco Molendini
2 Minuti di Lettura
Lunedì 1 Dicembre 2014, 17:37 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 17:34
Torna Paolo Conte e le sue visite, con il tempo, rischiano di diventare rarità.

L'avvocato di Asti, oltre alla naturale ritrosia, mista a una certa dose di pigrizia, negli ultimi anni ha tagliato molto le sue apparizioni. Perfino coi dischi ha avuto bisogno di una pausa. «A un certo punto, però, c'è stata una scintilla che mi ha fatto tornare voglia di scrivere musica e parole» ci confessava qualche giorno fa.



E, ora, rieccolo in pista (per carità, concerti centellinati) per tre sere al Teatro Sistina (da giovedì a sabato) con il suo prezioso corredo musicale e perfino qualche innesto nuovo, tratto appunto dal disco appena uscito, Snob. «Nei concerti ne suonerò pochissime», aveva avvisato, anche se l'album è il migliore da anni a questa parte. «Il pubblico deve abituarsi» è la scusa.



Così nel suo viaggio sono solo due i titoli che hanno acquisito diritto di cittadinanza nella scaletta (così annuncia, ma potrebbe esserci qualche innesto dell'ultimo momento): la canzone che dà il titolo all'album, Snob, con l'aggiunta della sola Argentina. I due pezzi sono incorniciati da un canzoniere glorioso e da qualche recupero di vecchi titoli, qualcuno un po' trascurato negli anni. Come Ratafià, pescata da uno dei suoi album più belli, Aguaplano e come la ballad Recitando (sempre da Aguaplano).



Il resto è il Conte classico, nostalgico cantore dell'eleganza del tempo perduto, antidoto alla decadenza contemporanea: «In Italia tutto è peggiorato e la produzione artistica è lo specchio di quello che si respira. Siamo in un momento debole».



A rendere, poi, ancora più d'epoca la sua musica ci sono gli arrangiamenti, che Paolo cura personalmente con accanita pignoleria, pronto a evocare glorie del passato come l'amato Duke Ellington. E c'è quella sua voce che gli anni, sono 77, a gennaio 78, e le sigarette (a cui non rinuncia) hanno reso ancora più fumosa. E così il suo rosario ripropone antichi splendori cesellati da un'orchestra di amici che va in giro con lui da anni scambiandosi una miriade di strumenti, spesso anch'essi fuori dal tempo come l'oboe, il clarinetto (chi lo usa più nella musica pop?), la marimba, mentre le chitarre fanno da centro motore macinando disinvoltamente swing, secondo le regole del jazz manouche alla Django Reinhardt.



Quanto ai titoli in programma, non hanno bisogno quasi di essere rievocati da Sotto le stelle del jazz a Via con me, alla maestosa Come una verde milonga.
© RIPRODUZIONE RISERVATA