Lucio Dalla sbarca sul pianeta terra il 4 marzo del 1943, in quel di Bologna, sotto gli occhi compiaciuti di mamma Iole e papà Giuseppe. Lucio Battisti arriva 12 ore dopo, alle 13 e 30 del 5 Marzo, in quel di Poggio Bustone, dove mamma Dea e papà Alfiero abitavano. Battisti vola via il 9 settembre del 1998, Dalla il primo marzo del 2012. E in molti ancora oggi ricordano perfettamente dov’erano quando quella notizia rimbalzò ovunque, tra telefonini e tv.
INCREDULITÀ
In entrambi i casi, ci fu un attimo di smarrimento e di incredulità, serpeggiò persino un senso di ribellione.
LA COSTANZA
Il metodo, lo studio, la costanza, l’apertura mentale, il senso dell’innovazione e del coraggio, furono poi negli anni l’alchimia che gli consentì, nella benedetta alleanza con le strepitose capacità poetiche di Mogol, di raggiungere un successo formidabile con album spesso spiazzanti, stimolanti, affascinanti. Dalla, assecondando la sua versatilità e il suo furore creativo, ha intrapreso più percorsi (come il tormentato periodo con Roberto Roversi), arrivando poi a comporre anche i testi delle sue canzoni, dove atterravano integre tutte le sue sensibilità di osservatore delle sfumature della vita. Mentre Battisti ha sempre privilegiato la costruzione musicale, l’architettura del suono, il gioco (serissimo) della ricerca costante di nuove strade, la sperimentazione. «Io e Mogol facciamo le cose che piacciono a noi, poi scopriamo che la gente le ama e ci si identifica. Ogni volta è una sorpresa e una gioia grandissima», diceva Battisti. Che amava ricordare che il suo fine era “interpretare”. Aggiungendo con fulminante lucidità: «Con le mie canzoni io trafiggo le consuetudini». Di Battisti nel 1993 Dalla diceva: «È strepitoso, non ha alcuna vocalità classica e ha una voce che sembra una lametta da barba. Fa una curva, dopo va su un gradino, poi stride e dopo invece si abbassa, sussurra, per arrivare a quella che è la comunicazione ideale, che è l’opposto del grande cantante».
La voce di Battisti. Capace di entrare nell’anima e nelle ossa, pura, intonatissima, limpida, mai omologabile. E quella di Dalla, coinvolgente e vitale, tra solfeggi, falsetti e variazioni scat. Capace di trascinarti dentro alle sue storie. «Io sono incoerente, mi piace esserlo», diceva con orgoglio Dalla. E Battisti nella sua ultima intervista del ’79 a Giorgio Fieschi rivendicava: «Io la musica la concepisco come un modo per potersi rinnovare».
STREAMING
E poi, finalmente, dal 29 settembre 2019, le canzoni di Battisti-Mogol sono apparse anche sulle piattaforme digitali, consentendone l’ascolto anche ai più giovani. Che avevano comunque già cliccato milioni di volte su YouTube a caccia di quei brani. In album come Umanamente uomo: il sogno, Il mio canto libero o Anima latina ciascuno può trovare tracce di temi che restano vivi, così come restano attuali le storie cantate da Dalla in Automobili, in Come è profondo il mare, in Lucio Dalla e nei lavori seguenti. Quelle canzoni hanno scavato così profondamente in mille storie, e raccontato così magnificamente le nostre vite, da affrancarsi dai contesti storici e artistici e guadagnarsi una meritata immortalità.