Nella supersfida tra i cimeli musicali, la chitarra elettrica del cantautore, la prima in assoluto di Dylan, supera così anche la mitica “Blackie” dell’ex leader degli Yardbirds, ceduta a oltre 959mila, diventando, tra lo stupore della stessa casa londinese che pensava di poterne ottenere al massimo 500mila, nientemeno che il pezzo più caro venduto all’asta nella storia dello strumento a corde.
Utilizzata dall’interprete e compositore di “Blowin’ in the Wind” e “The Times They Are Changhing” durante il celebre festival di Newport, nel 1965, la Fender segnò un passaggio epocale nello stile di Dylan: con quell’esibizione nella kermesse estiva dedicata al genere folk, il cantante modificò il suo modo di scrivere, passando a sonorità più rock ma cambiando comunque per sempre, come ha affermato Gorge Wein, fondatore della rassegna, la struttura della stessa musica popolare.
Se non si conoscono ancora le generalità del fortunato acquirente, nota è invece l’identità del possessore della chitarra che è stata venduta insieme alla copertina e al cinturino di pelle nera originali: si tratta di un pilota oggi deceduto, Victor Quinto, che lavorava per Albert Grossman, il manager di Dylan, e che un giorno di quasi cinquant’anni fa recuperò lo strumento lasciato dal cantante su un aereo privato. Tenuta in casa sua per tutto questo tempo - anche perché alla sua domanda su che cosa dovesse farne, Grossman non diede mai risposta – e riconosciuta “ufficialmente” come la chitarra del musicista statunitense grazie alla buona volontà di sua figlia, Dawn Peterson, che la mostrò a un gruppo di esperti all’interno di “History detectives”, programma televisivo americano, la Fender è stata battuta all’asta in virtù di un accordo extragiudiziale intervenuto tra Dylan e la donna, attualmente parti di una causa legale.
Oltre allo strumento, sono state messe in vendita anche alcune carte, trovate all’interno della custodia, contenenti una prima bozza del testo di “Absolutely Sweet Marie” e le parole di “I wanna be your lover”, pubblicato solo nel 1985, vent’anni dopo l’incisione di Dylan.