Via libera al decreto Salva-Arte: fondi a pioggia per castelli e musei

Via libera al decreto Salva-Arte: fondi a pioggia per castelli e musei
di Laura Larcan
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Mercoledì 3 Gennaio 2018, 11:21 - Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 09:26

Dal cancelletto di legno intarsiato della chiesa di Santa Caterina d'Alessandria a Paternò che si aggiudica duemila euro, al tempietto del Segusini nella Valbelluna le cui sorti saranno confortate con due milioni di euro. Dall'intervento più economico alle cure più costose, arriva il cosiddetto Salva-arte da 150 milioni di euro per quei 273 beni del cuore scelti da Palazzo Chigi con il progetto Bellezza - Recuperiamo i luoghi culturali dimenticati.
Conventi e affreschi, fontane e lavatoi, rocche e santuari, castelli e cappelle, piccoli grandi siti segnalati al governo attraverso migliaia di mail inviate dai cittadini, tra storie personali, appelli accorati, raccolte di firme. Insomma una mobilitazione popolare scattata nella primavera del 2016, dopo un appello dell'allora presidente del Consiglio Matteo Renzi e arrivata in porto (ovvero agli stanziamenti relativi) in extremis, con un decreto portato da Maria Elena Boschi all'ultimo consiglio dei ministri del 2017.

LA DELIBERA CIPE
L'operazione di fatto è partita sulla scorta della delibera del Cipe per la cultura di un miliardo di euro (fortemente voluta dal ministro Dario Franceschini per dare un segnale forte di investimento nel patrimonio). Era il maggio del 2016 quando l'allora premier Renzi, appunto, decise di tenere un tesoretto di 150 milioni, come voce del miliardo della cultura, in capo alla Presidenza del Consiglio dei ministri, per lanciare il progetto Bellezza, invitando (dalle telecamere di Che tempo che fa) i cittadini italiani a segnalare via mail un luogo speciale che avrebbero voluto vedere restaurato, salvato dal degrado, o anche solo valorizzato per farlo tornare fruibile e accessibile da tutti.

LE RICHIESTE
Oltre un anno è trascorso da allora, anche perché la risposta - assicurano a Palazzo Chigi - è stata superiore alle aspettative. Un successo, ma anche molte più richieste di quelle che sembravano poter affrontare gli uffici. E la procedura non a caso si ingolfava. Ora la svolta. La lista d'oro da salvare è pronta. I fondi già finanziati. Insomma, arrivano i soldi con l'ultimo Consiglio dei ministri che ha dato il via libera al decreto.

Passaggio chiave è stato il lavoro della commissione selezionatrice completato lo scorso 15 dicembre dopo una complesso operazione di cinque mesi, guidata dal vice segretario generale della Presidenza (lo staff misto, composto da un rappresentante del Tesoro, uno delle Infrastrutture è uno dei Beni Culturali), assistita da una segreteria tecnica di supporto (composta da 15 funzionari di vari dipartimenti della Presidenza).

I TIMORI
Il timore di qualche addetto ai lavori, va detto, di fronte all'inattesa pioggia di fondi, è stato quello di trovarsi di fronte all'ennesima legge-mancia da campagna elettorale. Nel dossier promosso dal sottosegretario Boschi, non sfugge qualche caso che magari sembra poco imparentato direttamente con i beni culturali. Come per esempio la sede della celebre scuola Viscontino nel pieno centro storico di Roma, in via IV Novembre con affaccio sui Fori, che si aggiudica 210mila euro: ma è pur vero che ha sede nell'antico palazzo Ceva, risalente alla fine del 700, e quanto mai bisognoso - assicurano gli esperti - di lavori di recupero, tanto che il prezioso soffitto ligneo a cassettoni è stato sostituito da un obbrobrio di metallo. Qualche altro caso che sembra sfiorare l'arte è l'ex asilo Gobbato a Volpago del Montello in Veneto (120mila euro), o il progetto sul XIX Canto del Purgatorio a Neirone in Liguria (145mila euro), o ancora il teatro parrocchiale di Pisogne in Lombardia. Quali sono stati allora i criteri di selezione?

I CRITERI
Da Palazzo Chigi rispondono chiaramente che tra i criteri adottati dalla segreteria tecnica per scegliere il luogo dimenticato ha contato soprattutto la «descrizione dettagliata dell'intervento richiesto, anche finalizzata alla valutazione del costo di realizzazione, di gestione e manutenzione dell'intervento stesso». Oltre a questo, insistono, «i progetti dovevano essere suscettibili di immediato avvio dei lavori: abbiamo infatti verificato che le segnalazioni indicassero la presenza di progetti già agli atti degli Enti».

Come ribadiscono da Palazzo Chigi: «Il risultato è stato eccellente per la diffusione che ha avuto, per il numero, e per la tipologia delle segnalazioni. Anzi, ce ne vorrebbero ogni anno progetti di questo tipo». Le richieste dei cittadini, tra petizioni e mobilitazioni dei comuni si sono fatte sentire? Nella piccola e bella Todi, in provincia di Perugia, arrivano al Comune 290mila euro per completare il restauro del Tempio della Consolazione attribuito al Bramante. Forte è stata la voce dei vari comitati di San Cesareo, nel Lazio, che si aggiudicano 600mila euro per salvare l'abbandonata Villa di Cesare e Massenzio. Un milione di euro volano a Bagnoregio per curare Civita la città che muore, mentre un milione e mezzo fiocca per il progetto di valorizzazione della Linea Gustav in Abruzzo. Ancora, 1,9 milioni di euro li conquista la Villa Romana recentemente scoperta a Positano, così come 650mila euro vanno al castello Ruggero di Lauria in Basilicata.

QUI L'ELENCO COMPLETO DEI TESORI DA SALVARE

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