Scattata la prima immagine di un sistema solare gemello: si trova a 300 anni luce dalla Terra

La stella Tyc 8998-760-1 accompagnata da due esopianeti giganti.
di Enzo Vitale
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Giovedì 23 Luglio 2020, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 14:13

Lei si chiama  Tyc 8998-760-1 ed è una stella che dall'emisfero boreale non vedremo mai. Per osservarla, infatti, bisognerebbe andare dall'altra parte del pianeta perchè la costellazione della Mosca è visibile solo dagli abitanti dell'emisfero australe.
Visibile è una parola grossa visto che la stella, anzi la "giovane " stella, ha una magnitudine apparente di 11,3 (l'occhio umana in condizioni di cielo limpido percepisce a malapena la magnitudo 6, ndr), ed una età di 17 milioni di anni, tanto che gli scienziati la descrivono come «un versione molto giovane del nostro Sole». 

Ma nonostante queste distanze e queste dimensioni, Il Very Large Telescope dell'Eso, il super telescopio in servizio permanente effettivo in Cile, è riuscito per la prima volta in assoluto a scattare la prima immagine di questo astro simile al Sole insieme ai suoi due pianeti giganti gassosi.


(L'immagine completa del Sistema della stella  TYC 8998-760-1nella costellazione della Mosca australe)


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MISSION IMPOSSIBLE
Dopo la foto al buco nero (ma anche in questo caso parlare di foto non è del tutto esatto, vedi servizio di approfondimento) fino ad ora  gli astronomi non avevano mai osservato direttamente più di un pianeta in orbita intorno a una stella simile alla nostra.
Ricerca che vai, italiano che trovi e, anche in questo caso, la presenza di un nostro connazionale non poteva mancare.
«Dopo mesi di studio ie di ricerche il nostro gruppo di lavoro è stato ora in grado di catturare la prima immagine di due giganti gassosi in orbita intorno a una giovane gemella del Sole -è stato il commento di Maddalena Reggiani, ricercatrice post-dottorato alla Katholieke Universiteit Leuven, in Belgio, che ha partecipato allo studio-. I due pianeti appaiono nella nuova immagine come due punti luminosi distanti dalla stella madre, che si trova nella zona in alto a sinistra del riquadro qui sopra. Prendendo immagini diverse in momenti diversi, l’equipe è stata in grado di distinguere i pianeti dalle stelle di sfondo».

(L'astrofisica Maddalena Reggiani)

I due pianeti giganti , in forma gassosa, orbitano intorno alla stella madre a distanze di 160 e circa 320 volte la distanza Terra-Sole. «Questo -continua la Reggiani- colloca i pianeti molto più lontano dalla stella rispetto a quanto due giganti gassosi del Sistema solare – Giove e Saturno – siano dal Sole: solo 5 e 10 volte la distanza Terra-Sole, rispettivamente. L’equipe ha anche scoperto che i due pianeti extrasolari sono molto più pesanti di quelli del nostro Sistema Solare: il pianeta interno ha una massa pari a 14 volte la massa di Giove e quello esterno sei volte».




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LO STRUMENTO SPHERE
«La produzione di queste immagini -si legge nel comunicato dell'Eso- è stata possibile grazie alle elevate prestazioni dello strumento Sphere installato sul Vlt dell’Eso nel deserto cileno di Atacama. Sphere blocca la luce intensa della stella usando un dispositivo chiamato coronagrafo, che permette perciò di vedere i pianeti, molto più deboli della stella. Mentre i pianeti più vecchi, come quelli del Sistema solare, sono troppo freddi per essere individuati con questa tecnica, i pianeti giovani sono più caldi e quindi risplendono di luce infrarossa. Acquisendo diverse immagini durante lo scorso anno e utilizzando anche dati più vecchi, fino a quelli del 2017, il gruppo di ricerca ha confermato che i due pianeti appartengono al sistema della stella».


(La costellazione della Mosca nell'emisfero australe credits Eso)

LO STUDIO
Per Alexander Bohn,  studente di dottorato all’Università di Leida, nei Paesi Bassi, che ha guidato la nuova ricerca pubblicata dalla rivista The Astrophysical Journal Letters: «Questa scoperta mostra un’istantanea di un ambiente molto simile al Sistema solare, ma in una fase molto precedente della propria evoluzione».

enzo.vitale@ilmessaggero.it

Approfondimento:

The Astrophysical Journal Letters. l’articolo “Two Directly Imaged, Wide-orbit Giant Planets around the Young, Solar Analog TYC 8998-760-1”, di Alexander J. Bohn et al.

 
 

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