Madonna di Campiglio e Pinzolo, vacanza in montagna oltre lo sci: le esperienze da non perdere

Martedì 27 Febbraio 2024, 10:38

L’enogastronomia tra rifugi tradizionali e contemporanei che promuovono la sostenibilità

La proposta culinaria di Madonna di Campiglio e Pinzolo parla sempre più il linguaggio dell’etica. Al rifugio “Nambino”, una storia di ristorazione ultracentenaria scritta dalla famiglia Serafini, dopo una sauna nel bosco e un rinfrancante bagno nel lago in gran parte ghiacciato, ci si siede a tavola davanti alle specialità della zona, per sostenere la produzione di territorio. Come nel caso dell’Antipasto del Lago Nambino o dei Canederli con pomodoro, burro fuso e trentingrana e, ancora, della Trota al forno con patate. Il gusto tipico locale, ripensato in chiave contemporanea, si ritrova a Pinzolo nel ristorante “Rendenèr Alpine Food”, apprezzato e già segnalato nella Guida Michelin per il garbato savoir faire della conduzione familiare e la valorizzazione dei sapori del Trentino, nella personale visione dei titolari, i fratelli Thomas e Laura Beltramolli, e del creativo e giovane chef Simone Ubaldi. Il “Rendenèr”, nome dell’abitante della Val Rendena, di cui sono originari i proprietari, punta tutto sulla sostenibilità: gli sprechi sono ridotti al minimo e la filiera è cortissima. I fornitori, tutti produttori di zona, vengono incontrati di persona da Thomas, attento selezionatore di materie prime che seguono la stagionalità. Tra le sue passioni, c’è la gemma vegetale selvatica Radic da l’ors o radicchio dell’orso: «Lo vado a raccogliere io stesso sopra i mille metri quando finisce l’inverno e la neve si scioglie», racconta l’imprenditore che è anche chef, mentre presenta le portate realizzate con estro e tecnica. Come la Tartare di trota salmonata locale marinata in casa e leggermente affumicata sul momento con legno di larice; o la Guancia di manzo Rendenèr cotta a bassa temperatura glassata al Lagrein. Non mancano poi i formaggi di malga, per una serata all’insegna del gusto da accompagnare, per un twist spumeggiante, a delle bollicine di una speciale selezione Trento DOC, in un’atmosfera intima e accogliente impreziosita dall’autenticità dei materiali d’arredo, dal granito al rovere di quelle valli. «Il “Rendenèr” è solo uno degli indirizzi che raccontano l’evoluzione di Pinzolo – spiega Alberta Voltolini, Responsabile Area comunicazione APT Madonna di Campiglio – Una cittadina che qui chiamiamo “La piccolina”, ma in realtà è quella che si sta innovando di più». L’eccellenza a tavola la rappresentano anche i due ristoranti “Grual” e “Dolomia” del “Lefay Resort & SPA Dolomiti”, con i menu dell’Executive chef Matteo Maenza improntati sulla filosofia culinaria “Lefay Vital Gourmet”, che punta sull’etica della sostenibilità e quindi sul supporto dei fornitori locali, sulla stagionalità, sulla mediterraneità e sull’italianità. L’hotel, una struttura luxury innovativa e di pregio, è caratterizzato da un’architettura inedita integrata con il territorio, da tecnologie in grado di ridurre l’impatto sull’ambiente e da décor naturali, come il legno di rovere e castagno e le pietre, materiali della zona protagonisti nelle suite (alcune delle quali anche con private spa). Un lussuoso indirizzo di charme e tempio del wellness a 400 metri dalla cabinovia Pinzolo-Prà Rodont, che conduce fino alla nuova telecabina Prà Rodont-Doss del Sabion, a firma dell’architetto Marco Casagrande di Feltre. Una “new entry” che ha sostituito la vecchia seggiovia, smantellata in modo sostenibile, con la stazione di partenza e arrivo interrate, per non rovinare l’ambiente circostante. Salendo a bordo di una sua speciale cabina, la numero 53, l’unica con il pavimento trasparente, si può ammirare lo scenario circostante mentre ci si sente come sospesi nel vuoto. Così, si raggiunge l’“Alpine Attic Restaurant”, fiore all’occhiello della proposta gourmet sulle piste di Pinzolo. Un indirizzo di design panoramico, con le vetrate a 2100 metri di altitudine, per una finestra privilegiata sulla Valle Rendena, sul Gruppo dell’Adamello e sulle Dolomiti di Brenta. La sua cucina raffinata si racconta attraverso il Carnaroli, bollicine Trento doc, carré di maialino Trentino fumé al faggio e rafano; la Pasta fresca “Laboratorio Doss 2101” camoscio “cacciagione alpina”; il Salmerino alpino con olio evo Garda dop, mela, timo e patate; e, ancora, la Rendena bio presidio slow food, in tenera e lunga cottura, Teroldego doc e soffritto. Solo alcuni piatti del menu che esalta la materia prima fresca, di qualità e di territorio, in piena sintonia con l’anima sostenibile di quest’area del Trentino.

Trota salmonata locale e marinata (ristorante Rendenèr Alpine Food a Pinzolo)
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