Da operatore sociosanitario a paziente: «Io, malato per un anno e semi paralizzato per colpa del Covid»

Vito Scarparo (al centro in maglietta chiara) con gli operatori all'ospedale di Piove di Sacco
di Nicola Benvenuti
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Giovedì 30 Dicembre 2021, 08:41 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:57

L’ospedale di Piove di Sacco è sempre stato la sua seconda casa, fin dal 2017 quando vi è arrivato come operatore sociosanitario. In questo ultimo anno però corsie e reparti li ha vissuti dall’altro lato della barricata. «Invito tutti a vaccinarsi, il Covid è una brutta bestia e ringrazio di cuore i medici e i reparti dell’ospedale di Piove che mi hanno sostenuto e curato in questi oltre 12 mesi di malattia». Vito Scarparo, 59enne nativo di Anguillara Veneta che oggi vive a Cavarzere, si commuove ancora quando racconta l’odissea che sta vivendo da più di un anno a causa del Covid.

Malato e semiparalizzato per il Covid

 

Ha contratto la malattia a fine novembre 2020, probabilmente durante il servizio in ospedale nonostante avesse utilizzato tutti i dispositivi previsti: «Scoperta la positività ero ovviamente a casa mia a Cavarzere, ma le condizioni di salute peggioravano, tanto che ero stato ricoverato il 6 dicembre alla Medicina Covid di Piove a causa di una forma febbrile – racconta Vito – Tornato a casa ancora positivo, il 18 dicembre avvertii una forte tachicardia, poi altri fenomeni più lievi e così fui nuovamente riportato in ospedale, dove a seguito degli esiti del Covid ho avuto anche una embolia polmonare poco prima di Natale».

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Il 10 gennaio di quest’anno Scarparo risulta negativo, ma la sua salute non è ancora ottimale, tanto che subisce un blocco alle vie urinarie che poi viene superato. Con molta forza di volontà riprende il suo lavoro di operatore sociosanitario, a metà febbraio 2021. «A una settimana dal rientro, un’altra tegola mi cade in testa – aggiunge – Sentivo un continuo formicolio ai piedi, che mi rendeva difficile camminare, tanto che dovetti ricorrere nuovamente alle cure dei sanitari, questa volta del reparto di Neurologia. E la diagnosi fu peggiore delle precedenti: mi venne diagnosticata una mielite da Covid».

Per il 59enne dunque un nuovo e prolungato ricovero in ospedale, prima in Neurologia e poi in Riabilitazione. «Sono stati due mesi difficili, perché praticamente il Covid mi aveva provocato una paresi agli arti inferiori, in sostanza ero paralizzato totalmente – sottolinea Scarparo – I medici e i colleghi dei due reparti si sono presi a cuore la mia situazione, oltre che dal punto di vista medico, anche da quello psicologico, perché davvero sono stato molto prostrato da questa vicenda che mi è accaduta».

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Vito però non è uomo che si perde d’animo e, tornato a casa e supportato dalla moglie Monica e dai figli Massimiliano e Damiano, sta proseguendo la convalescenza e pian piano cerca di tornare alla normalità. «Mi sento come un germoglio che lentamente cresce e si sviluppa, una sorta di seconda vita che il Signore mi ha dato e per questo non vedo l’ora di poter tornare a svolgere il mio lavoro in Pronto soccorso a Piove di Sacco, dove sono dal 2017 dopo aver lavorato in alcune Rsa di Padova».

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Oggi, quasi alla fine del suo calvario legato al Covid, si sente in dovere di fare un appello: «Sono per la libertà di scelta, ma credetemi, il vaccino è l’unica arma che abbiamo a disposizione.

Oggi, se avessi contratto il virus dopo il vaccino, anche i sanitari mi hanno confermato che non avrei avuto tutte le conseguenze che ho dovuto patire. E sono grato davvero a tutti: medici, infermieri, colleghi oss, ma anche ai barellieri dell’ospedale di Piove che in questi lunghi mesi ho potuto sperimentare dall’altra parte della barricata. Un mix di professionalità e umanità che con il Covid, con i reparti chiusi alle visite, sono due ingredienti necessari e che all’Immacolata Concezione sono ben presenti in tutti i reparti».

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