Tumore, nuove armi per sconfiggerlo: i vaccini mRNA potenziano l'immunoterapia. Sperimentazioni al Pascale di Napoli

L'oncologo Paolo Ascierto: si sta sperimentando la cura su pazienti con melanoma metastatico

Tumore, nuove armi per sconfiggerlo: i vaccini mRNA potenziano l'immunoterapia. Sperimentazioni al Pascale di Napoli
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 08:22

Curare il tumore è anche questione di “allenamento”.

Non di quello sportivo, che pure è importantissimo nella prevenzione delle malattie, ma quello al quale alcuni trattamenti sottopongono il sistema immunitario. Il principio alla base dell’immunoterapia è proprio questo: risvegliare le cellule “sentinella” dell’organismo, neutralizzate in vario modo dal tumore, e insegnare loro a riconoscere il nemico per combatterlo da dentro, in una sorta di training alla guerra biologica. Lo fanno i vari farmaci immunoterapici impiegati da anni contro tanti tumori e anche le CAR-T per vari tumori del sangue. Ma l’ultima frontiera dell’immunoterapia è quella dei vaccini terapeutici, in avanzata fase di ricerca nel melanoma e in tanti altri tumori, come polmone, rene, distretto testa collo, pancreas.

LE RICERCHE

«Dopo il Covid, c’è stata una grande accelerazione nello sviluppo di vaccini a mRNA – afferma il professor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione G. Pascale di Napoli – Ricerche che partono però da lontano, visto che risalgono al 2017 quelle su melanoma e tumore del polmone.

Oggi le applicazioni più importanti di questi vaccini terapeutici sono nel trattamento adiuvante, cioè dopo l’asportazione del tumore». Già da molti anni, nel trattamento di tanti tumori, dopo la chirurgia, trovano posto i farmaci immunoterapici (pembrolizumab o altri). Le ricerche in corso cercano di comprendere se l’aggiunta di un vaccino anti-tumorale a mRNA sia in grado di potenziare la risposta all’immunoterapia. Molti di questi nuovi vaccini a mRNA sono personalizzati, cioè costruiti su misura del tumore di un determinato paziente. Ma tra i loro talloni d’Achille c’è il costo elevato e il fatto che per fabbricarli sia necessario inviare un pezzetto di tessuto tumorale a un laboratorio centralizzato – negli Usa o in Germania – e attendere fino a 6-8 settimane per ottenere il vaccino da iniettare.

ANTIGENI

Il vaccino è “costruito” sugli antigeni del tumore, cioè su quelle proteine (nel caso del melanoma sono 34) riconosciute come estranee dal nostro sistema immunitario. Una volta somministrate al paziente dunque, le cellule dell’immunità vengono istruite a riconoscere queste proteine “nemiche” e le rintracciano all’interno delle cellule tumorali, che vengono distrutte con estrema precisione.

I RISULTATI

«Una novità – prosegue il professor Ascierto – è rappresentata dai vaccini a mRNA “non personalizzati” (come il BIO-111), diretti contro 4 bersagli molecolari presenti nel tumore; sono vaccini già pronti, attualmente in fase precoce di sperimentazione nei pazienti con melanoma metastatico. Ma oltre ai vaccini terapeutici a mRNA, se ne stanno testando tanti altri, basati su proteine (per esempio quello contro le proteine tumorali IDO e PD-L1 è in sperimentazione su pazienti con metastasi da melanoma) o basati su virus».
La rivista Nature infine ha di recente pubblicato i risultati di una sperimentazione su un vaccino a mRNA nel tumore del pancreas. «Sono risultati molto promettenti – commenta il professor Ascierto – in un tumore che ancora non può contare su terapie risolutive». Molto avanzate anche le sperimentazioni sui vaccini terapeutici nel tumore del polmone. Pure in questo caso, sono somministrati insieme farmaci immunoterapici, dopo l’intervento chirurgico o quando la malattia è in fase avanzata o metastatica, cioè non operabile.

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