Dormire, le regole per non perdere il sonno. Schermi spenti un'ora prima di andare a letto

Dormire, le regole per non perdere il sonno. Schermi spenti un'ora prima di andare a letto
di Giampiero Valenza
4 Minuti di Lettura
Giovedì 10 Febbraio 2022, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 08:30

Non è colpa di quel caffè preso dopo pranzo, né tantomeno del troppo stress.

Se non si riesce a prendere sonno la risposta può essere molto più semplice. Il “colpevole” certe volte è a portata di comodino e altre, comunque, va cercato in salotto o in camera da letto. Lo schermo della tv acceso (ma anche quello del pc o dello smartphone): è lui il responsabile delle ore piccole passate con gli occhi sgranati che puntano al soffitto. Quando ci giriamo e rigiriamo nel letto perché non riusciamo a prendere sonno la colpa è della luce della televisione che può inibire la produzione della melatonina, l’ormone che interviene nella regolazione del ritmo tra sonno e veglia e che regolarizza le ore di riposo.

LO STUDIO

I risultati di un nuovo studio suggeriscono, infatti, che l’abitudine di addormentarsi davanti alla tv non aiuta a dormire bene e a sentirsi riposati. Perché questa condizione tiene il cervello sempre in allerta. Mentre dormiamo la nostra testa continua a monitorare l’ambiente, bilanciando la necessità di proteggere il riposo con quella di svegliarsi in risposta a eventuali stimoli rilevanti e secondo una ricerca austriaca pubblicata sul Journal of Neuroscience: un esempio di come il cervello riesca a farlo è rispondere selettivamente a voci sconosciute, come quelle che provengono dalla tv, rispetto a quelle familiari. I ricercatori dell’Università di Salisburgo hanno misurato l’attività cerebrale di 17 adulti addormentati, in risposta a voci familiari e sconosciute. L’età media del campione era 22 anni, senza disturbi del sonno. Sono stati dotati di apparecchiature per la polisonnografia durante un’intera notte. La polisonnografia misura le onde cerebrali, la respirazione, la tensione muscolare, i movimenti, l’attività cardiaca e altro, attraverso le diverse fasi del sonno. Prima dell’inizio dell’esperimento, ai partecipanti è stato consigliato di mantenere un ciclo sonno/veglia regolare – circa otto ore di sonno – per almeno quattro giorni.

LE RISPOSTE

Le voci sconosciute hanno suscitato più complessi K, cioè tipi di onde cerebrali legate a disturbi sensoriali durante il sonno, rispetto alle voci familiari. Anche le voci familiari possono attivare questo tipo di onde, con la differenza che non sono accompagnate da cambiamenti su larga scala nell’attività cerebrale legata all’elaborazione sensoriale. Le risposte del cervello alla voce sconosciuta si sono verificate meno spesso con il passare della notte e la voce è diventata più familiare, cosa che indica che il cervello potrebbe essere ancora in grado di apprendere durante il sonno. Ecco perché, per una buona dormita, è necessario riposare in una stanza con poco rumore e senza impulsi sonori di sottofondo. «I nostri risultati evidenziano discrepanze nelle risposte del cervello agli stimoli uditivi in base alla loro rilevanza per chi dorme – commentano i ricercatori – Dimostrano che la mancanza di familiarità con la voce è un forte promotore delle risposte cerebrali durante il sonno». Questi risultati suggeriscono che i complessi K consentono al cervello di entrare in una “modalità di elaborazione sentinella”, durante cui il cervello rimane addormentato ma mantiene la capacità di rispondere a stimoli rilevanti. «Potrebbe essere che il cervello addormentato apprenda, attraverso elaborazioni ripetute, che uno stimolo inizialmente sconosciuto non rappresenta una minaccia immediata per il dormiente e di conseguenza diminuisce la sua risposta a esso – aggiungono i ricercatori austriaci – Al contrario, in un ambiente di sonno sicuro, il cervello potrebbe “aspettarsi” di sentire voci familiari e inibire costantemente qualsiasi risposta a tali stimoli per preservare il sonno».

IL FALSO MITO

Che guardare la televisione faccia addormentare è un falso mito: stando a uno studio della Langone University di New York, pubblicato su Sleep Health, crollare davanti alla trasmissione della sera non è causato dalla tv che ci culla. È tutta una questione di stanchezza ed è un effetto che poi paghiamo con gli interessi se lo facciamo sul divano: quando ci si sposta a letto si ricomincia tutto daccapo e può essere complicato sperare di fare un sonno tranquillo e ristoratore fino al mattino successivo. Uno studio delle Università del Michigan e di Lovanio conferma che vedere per ore una serie può aumentare il rischio di insonnia e il senso di affaticamento che sentiamo il giorno dopo. Nel lavoro pubblicato sul Journal of Clinical Sleep Medicine, 423 ragazzi hanno confessato ai ricercatori le loro abitudini poco prima di andare a dormire. Otto su dieci hanno ammesso di aver seguito a ripetizione le puntate di diverse serie tv. Gli studiosi hanno notato che proprio chi faceva indigestione di fiction aveva avuto una pessima dormita e una maggior stanchezza percepita al risveglio.

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