Dalla riabilitazione neuronale all'immunoterapia, è tempo di health-tech

Si chiama Neurotech uno dei progetti dell’IRCCS del Gruppo San Donato e ha lo scopo di far sviluppare le neuroscienze

Dalla riabilitazione neuronale all'immunoterapia, è tempo di health-tech
di Valeria Arnaldi
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Giovedì 14 Dicembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:24

A 27 anni, l’incidente sportivo, causa di una lesione midollare e della paralisi degli arti inferiori.

Oggi, cinque anni dopo, grazie all’impianto di microchip midollare – è stato il primo di tale tipo in Italia –, la possibilità di abbandonare la sedia a rotelle e camminare in posizione eretta con l’aiuto di un deambulatore. Così, una donna di 35 anni, poi impegnata in un progressivo percorso di riabilitazione, ha recuperato la facoltà di muovere le gambe. Un intervento delicato, che segna un importante avanzamento in materia di neuroriabilitazione, garantendo una migliore qualità di vita a persone con problematiche del sistema nervoso centrale o periferico.

NEUROTECNOLOGIE

Si tratta del progetto Neurotech dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano, che ha lo scopo di far crescere le neuroscienze e in particolare le tecnologie applicabili a questo campo della medicina.

Nell’ambito dello stesso progetto, è nata anche la recente collaborazione tra l’Università Vita-Salute San Raffaele e la Scuola Superiore Sant’Anna, con la nascita del MINE Lab, Laboratorio congiunto sulle Neurotecnologie Impiantabili modulari. Obiettivo, sviluppare tecnologie impiantabili all’avanguardia e multimodali per migliorare il percorso riabilitativo di ripristino delle funzioni motorie in pazienti con disabilità motorie, appunto, e sensoriali. Il MINE lab nasce per colmare il gap tra neurotecnologie impiantabili e applicazioni pratiche, prevede la personalizzazione delle tecnologie stesse per ottenere il massimo nella riabilitazione e il coinvolgimento attivo di medici, pazienti e assistenti, per migliorare lo sviluppo di tecnologie per la pratica clinica. Il progetto Neurotech è una delle quattro linee principali del piano per la ricerca scientifica dell’ospedale San Raffaelle del Gruppo San Donato. Fondato nel 1957, GSD, che, con 58 sedi tra le quali tre IRCCS – il Policlinico San Donato e l’Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, oltre al San Raffaele – è tra i primi gruppi ospedalieri europei e il primo in Italia, ha proprio nell’incontro tra ricerca, clinica e didattica, uno dei cardini della sua attività. Sono circa 1200 i ricercatori impegnati su vari fronti e nelle differenti realtà. Molti gli ambiti di studio.

INTELLIGENZA ARTIFICIALE

L’esperienza Covid ha portato allo sviluppo del progetto AI, in collaborazione con Microsoft, per l’applicazione dell’intelligenza artificiale in ambito clinico. Ad oggi il progetto prevede la selezione dei pazienti affetti da tumore al polmone, candidabili per l’immunoterapia. Ciò significa anche offrire una valida alternativa a chi non risulta candidabile. Un primo passo importante, per far sì che il San Raffaele in due anni diventi il riferimento dell’healthtech. Poi, il progetto terapie cellulari avanzate. In questo ambito il San Raffaele vanta una grande tradizione. Grazie all’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia genica (SR Tiget), è stata sviluppata la prima terapia genica al mondo, poi approvata in tutta Europa, per due malattie rare che colpiscono i più piccoli: l’ADA-SCID e la leucodistrofia metacromatica.

IL TRAPIANTO

A maggio 2017, invece per la prima volta sempre al San Raffaele nel progetto STEMS, è stato eseguito il primo trapianto di cellule staminali del cervello in un paziente affetto da sclerosi multipla progressiva in stadio avanzato. Una sperimentazione che apre la strada allo sviluppo di un’innovativa terapia cellulare per pazienti con forme progressive di sclerosi multipla. Proprio quest’anno, sulla rivista Nature Medicine sono stati pubblicati i risultati dello studio clinico: i medici e ricercatori dell’Unità di ricerca di Neuroimmunologia e del Centro Sclerosi Multipla del San Raffaele hanno dimostrato sicurezza e tollerabilità del trattamento. Hanno inoltre osservato una riduzione dell’atrofia cerebrale nei pazienti trattati con il maggior numero di cellule staminali neurali e una variazione del profilo liquorale in senso pro-rigenerativo dopo il trattamento. Risultati di grande interesse, che necessitano di essere confermati su un gruppo più ampio di pazienti per poter pensare, in futuro, a un impiego di queste cellule nella pratica clinica. E, in ultimo, attraverso l’impiego delle moderne tecniche di terapia genica e di editing genetico, nella cura dei tumori del sangue, sono state sviluppate innovative terapie cellulari avanzate, le CAR-T, che si basano sull’ingegnerizzazione dei linfociti T del paziente per aiutarli a riconoscere e aggredire le cellule tumorali. Tra le linee di ricerca anche il pluriennale progetto aging sull’invecchiamento, per investigarlo sia come causa sia come conseguenza di malattia.

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