Medicina estetica, il presidente Emanuele Bartoletti: «Odontoiatri e medici estetici, i pazienti seguano le competenze»

Attenzione alla dismorfofobia, la preoccupazione continua, al limite del disturbo psichiatrico, legata alla percezione di uno o più difetti fisici inesistenti

Medicina estetica, il presidente Emanuele Bartoletti: «Odontoiatri e medici estetici, i pazienti seguano le competenze»
di Emanuele Bartoletti*
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Giovedì 15 Giugno 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:47

Medicina estetica, a rischio la sicurezza dei pazienti.

Per legge, qualsiasi odontoiatra, potrà eseguire terapie di medicina estetica anche sul terzo superiore del volto. La norma nei giorni scorsi è stata inserita e approvata nel decreto Bollette. Si tratta di una norma pericolosa che mette a rischio la sicurezza dei pazienti: autorizzare gli odontoiatri a eseguire terapie di medicina estetica al di fuori delle loro regioni anatomiche per legge è come se li avessero autorizzati “per legge” a progettare il ponte sullo stretto, non considerando assolutamente le loro competenze e senza specificare il tipo di preparazione che devono avere per poter eseguire in sicurezza le terapie. Come possiamo pensare che un odontoiatra possa eseguire una blefaroplastica non chirurgica senza conoscere l’anatomia palpebrale? O un filler in regione glabellare senza conoscere i rischi che si possono incontrare iniettando l’acido ialuronico in una vena o un’arteria di cui non si conosce la presenza e l’esatta sede anatomica? Ricordo che una delle possibili complicanze in questo caso è la cecità. Sicuramente nessuno passerebbe su un ponte progettato “per legge” dagli odontoiatri, mentre meno chiaro potrebbe essere il concetto di non competenza di regioni anatomiche.

Mi domando perché un odontoiatra debba essere spinto ad eseguire terapie di medicina estetica.

Perché dovrebbe essere un buon odontoiatra se esegue terapie non comprese nel suo percorso di formazione universitario? Un altro aspetto da non sottovalutare è quello della sempre più diffusa dismorfofobia. La preoccupazione continua, al limite del disturbo psichiatrico, legata alla percezione di uno o più difetti fisici inesistenti. Un’ossessione, che sempre più spesso, il paziente tenta, inutilmente, di placare con trattamenti estetici. Se, infatti, i trattamenti contribuiscono ad accrescere l’autostima di chi vi si sottopone, tra gli utenti si nasconde anche una minoranza di persone con forme di vera e propria dipendenza da medicina estetica. Solo uno specialista esperto è in grado di individuare il problema consigliando verso percorsi terapeutici adatti. Il disturbo da dismorfismo corporeo interessa l’1-2% della popolazione generale ma la sua prevalenza aumenta al 5-15% tra i pazienti che si sottopongono a terapie medico-estetiche. La Società Italiana Medicina Estetica in collaborazione con il Collegio delle Società Scientifiche di Medicina Estetica e con tutte le società scientifiche di riferimento in specialità affini, cercherà di interloquire con le Istituzioni competenti per poter correggere o limitare questa decisione politica nell’interesse assoluto della salute e della sicurezza della popolazione.

*Presidente della Società Italiana di Medicina Estetica

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