Gli uomini, stressati, stritolati dagli impegni, spesso collerici, grandi fumatori, poco attenti ai segnali del proprio corpo, nell’immaginario collettivo sono soggetti a rischio di infarto e di altre patologie del cuore più delle donne.
Assolutamente sbagliato. Detto che le malattie cardiovascolari sono oggi la prima causa di morte (il 35,8% di tutti i decessi, più del tumore), le donne ne sono le vittime più numerose: nel 2020 in Italia 127 mila casi contro i 98 mila degli uomini. «Basta questo dato – afferma Serenella Castelvecchio, medico cardiologo, responsabile della prevenzione cardiovascolare e della medicina di genere presso l’Irccs Policlinico San Donato a Milano – a farci riflettere sulla necessità di porre maggiore attenzione alla salute del proprio cuore e ancora di più sulle importanti differenze di genere, sia nella prevenzione che nella diagnosi e cura». Proprio al San Donato è appena stato dato il via al progetto “A Call for Women” con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza dei fattori di rischio, identificare strategie personalizzate di prevenzione e migliorare la salute delle donne. Limitata per ora alla sola Lombardia, l’indagine multidisciplinare (coinvolti anche endocrinologi, ginecologi e gastroenterologi) sarà estesa al territorio nazionale nei prossimi mesi.
I PASSI IN AVANTI
La recente maggiore attenzione alla medicina di genere, ha dimostrato che il cuore delle donne si ammala in modo diverso da quello dell’uomo.
GLI ELEMENTI
All’origine delle malattie cardiovascolari fattori noti e altri relativamente sconosciuti che dovrebbero spingere a maggiori e più frequenti controlli (ecografie vascolari, elettrocardiogrammi, ecocardiodoppler e altri). «Le donne – aggiunge Castelvecchio – sono attente nello screening per il tumore al seno e più di recente anche al colon retto. Manca invece la consapevolezza di quanto possano essere gravi le malattie cardiovascolari». Di sicuro gli stili di vita degli ultimi lustri (doppio ruolo famiglia/lavoro, maggiori responsabilità in carriera) hanno avuto un peso «così come – aggiunge la cardiologa – altri fattori di rischio cosiddetti emergenti: malattie autoimmuni, depressione, disturbi cardiovascolari del terzo trimestre di gravidanza». Ascoltare i segnali che provengono dal proprio organismo è importante, imparando a conoscere e prevenire i rischi sin da ragazzi, a partire dal consumo dell’alcol che va moderato.