Fumo, smettere di fumare è una strada lunga. Gli esperti: puntare alla riduzione del rischio con e-cig e tabacco riscaldato

Nuove strategie per mandare il fumo il brutto vizio

Fumo, smettere di fumare è una strada lunga. Gli esperti: puntare alla riduzione del rischio con e-cig e tabacco riscaldato
di Graziella Melina
4 Minuti di Lettura
Giovedì 9 Novembre 2023, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 07:36

I danni del fumo da sigaretta sono noti, eppure gli italiani non riescono a farne a meno.

Il problema non è di poco conto: secondo un’indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, condotta con l’Istituto Mario Negri di Milano, in Italia la dipendenza dal fumo riguarda il 20,5% della popolazione, ossia 10,5 milioni di individui, e ogni anno circa 93 mila persone muoiono a causa del fumo. Se le campagne informative messe in campo finora non hanno sortito gli effetti sperati, è evidente che bisogna cambiare rotta, coinvolgendo medici di famiglia, operatori sanitari, e soprattutto la scuola. Gli esperti che nei giorni scorsi sono intervenuti on line al National Summit “Esperienze a confronto per una nuova politica contro il fumo”, non hanno dubbi: è necessario non solo contrastare e disincentivare l’avvicinamento dei non fumatori e dei giovani, ma anche favorire la cessazione e contribuire a ridurre il rischio di danni da fumo nei fumatori adulti che decidono di continuare.

Diversi studi indicano l’esistenza di alti tassi di re-inizio (entro 6 mesi) e di ricaduta (dopo 1 anno). «Il fumatore è abbandonato e questo è un aspetto di politica sanitaria rilevante – spiega Ketty Vaccaro, responsabile area Welfare e Salute del Censis - l’informazione è basata sul passa parola, sul fai da te, mentre credo che i fumatori abbiano bisogno di un’informazione istituzionale, di essere sostenuti nella decisione di smettere, perché smettere di fumare è un processo e c’è anche un tema di dipendenza da affrontare». Visto però che l’obiettivo primario, ossia smettere di fumare, non sembra facile da raggiungere, secondo gli esperti bisognerebbe almeno puntare alla riduzione del rischio, utilizzando in sostanza i prodotti smoke-free, ossia le sigarette elettroniche (e-cig) e i prodotti a tabacco riscaldato (htp), usati da diverso tempo soprattutto da chi ha deciso di chiudere con le sigarette. Le e-cig sono disponibili in Italia dal 2010 mentre gli htp sono stati immessi nel mercato nel 2014. E l’utilizzo sembra in crescita. L’ultima indagine dell’Istituto superiore di sanità indica che gli utilizzatori occasionali e abituali di e-cig sarebbero il 2,5% della popolazione (pari a 1,3 milioni di fumatori). Gli htp, invece, sarebbero utilizzati, occasionalmente e abitualmente, dal 3,7% della popolazione italiana, ossia circa 1,9 milioni di persone. Questi prodotti, del resto, sembrano far presa anche tra i giovani tra i 15 e i 18 anni. Secondo i dati del “National Youth Tobacco Survey” (Nyts) Usa, raccolti annualmente, dal 2012 al 2021 la prevalenza d’uso delle sigarette negli adolescenti è diminuita, e l’effetto di sostituzione ha quasi raggiunto l’eradicazione del fumo di sigaretta dall’11% del 2012 allo 0,5% del 2021.

Inoltre, spiegano gli esperti, ferma restando la necessità di potenziare le campagne di prevenzione, «la sostituzione delle sigarette con prodotti smoke-free sembra accompagnarsi comunque ad un calo anche nel consumo di questi prodotti, non inducendo un aumento netto dell’uso di prodotti a base di nicotina». Dati che sembrerebbero confermati anche in Italia dove la percentuale di fumatori nella fascia d’età 15-24 è scesa al 17,3% nel 2023, rispetto al 21,1% del 2022 (meno 3,8 punti percentuali).

Resta aperta però la questione degli effetti nocivi delle e-cig. Nel rapporto dell’Istituto del 2020 si evidenzia che «non è possibile ad oggi avere informazioni circa gli effetti di un uso prolungato di tali prodotti, data la relativamente recente introduzione degli stessi sul mercato». Ma le e-cig sarebbero comunque utili se si vuole puntare alla riduzione del rischio diminuendo l’esposizione a sostanze tossiche, come ribadiscono gli esperti che hanno stilato per l’occasione una mappa per la lotta al fumo: «I dati disponibili relativamente a Europa, UK, Nuova Zelanda, Giappone suggeriscono che l’adozione di prodotti alternativi alla nicotina può aiutare a ridurre la prevalenza del fumo più velocemente rispetto alle tradizionali misure di controllo del tabacco focalizzate esclusivamente sulla prevenzione e la cessazione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA