Ipocondria: da Kafka ad Allen,quando l'ansia finisce per farsi arte

Lo scrittore iniziò a curarsi per la tubercolosi vent’anni prima che gli fosse diagnosticata, il regista ha portato il suo male al cinema. Tanti i nomi noti che sono stati ispirati dall’angoscia di non stare bene

Ipocondria: da Kafka ad Allen,quando l'ansia finisce per farsi arte
di Maria Rita Montebelli
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Giovedì 11 Aprile 2024, 06:35 - Ultimo aggiornamento: 07:40

Il famoso scrittore praghese Franz Kafka si ammalò di tubercolosi a 34 anni; ma a quel punto aveva già passato almeno due decenni a preoccuparsi di contrarre questa malattia.

 
I suoi biografi narrano che trascorresse le vacanze presso stabilimenti termali concepiti per i convalescenti e la sua corrispondenza ad amici e fidanzate contiene dei veri e propri cataloghi di sintomi di (presunte) malattie. Eppure, era consapevole che tutto questo fosse ascrivibile alla sua “ipocondria”, uno stato d’animo e mentale che lo avrebbe destinato e confinato al mestiere di scrittore. 


LA LETTERATURA


«Sono taciturno, asociale, cupo, egoista, di fatto un ipocondriaco e peraltro di salute cagionevole, ma non deploro nulla di tutto ciò», scriveva Kafka al padre della sua fidanzata. Perché essere ipocondriaci all’epoca era considerato in qualche modo la conseguenza inevitabile dello status di scrittore e di artista. Anzi, era la “materia” stessa di cui erano fatti gli scrittori. E Kafka, che riteneva di «essere fatto di letteratura e null’altro», non poteva certo derogare a questa regola. La lista delle celebrità affette da ipocondria è peraltro piuttosto lunga; vi appartengono di diritto tra gli altri Marcel Proust, Charles Darwin, Andy Warhol e Woody Allen.


GLI ODORI


Marcel Proust, l’autore della monumentale opera Alla ricerca del tempo perduto, era terrorizzato dalla minaccia che alcuni odori avrebbero potuto rappresentare per la sua salute. Così, l’autore che ha fatto sognare generazioni di lettori con la descrizione del profumo delle madeleine, quasi una visione olfattiva della sua infanzia, vietava a chiunque gli si avvicinasse di indossare profumi o di portargli in dono mazzi di fiori. Ma l’ipocondriaco per antonomasia è Woody Allen che, in un op-ed sul New York Times scriveva 
«Io non sono un ipocondriaco, sono piuttosto un allarmista, il che mi colloca nella stessa posizione – o per meglio dire, nello stesso pronto soccorso – dell’ipocondriaco. Eppure c’è una differenza fondamentale. Io non mi sento addosso malattie immaginarie. Le mie malattie sono reali. Mi basta vedere le labbra screpolate per giungere alla conclusione che sono il segno di un tumore al cervello.

O forse ai polmoni. Una volta ho pensato che si trattasse di Mucca Pazza. Il punto è che sono sempre certo di avere qualcosa di mortale. E poco importa che siano rare le persone morte per le labbra screpolate».

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