Presto anche in Italia il Green Pass non servirà solo per viaggiare e accedere a feste private o nelle rsa. Al netto delle polemiche infatti, il governo appare disposto a valutare l’imposizione di un uso più ampio del documento. Così a brevissimo il documento che attesta l’avvenuta vaccinazione, la guarigione dal Covid o l’esito negativo di un test per la SarsCov2 potrebbe essere necessario anche per partecipare a grandi eventi, utilizzare i trasporti pubblici o sedere nelle sale di cinema e teatri. A ieri però, come spiegato dal ministro della Salute Roberto Speranza rispondendo in Aula durante il question time, i Green Pass emessi sono “solo” «28 milioni e 400mila». Certamente un «numero significativo» come ha aggiunto il ministro, ma comunque non sufficiente per mettere a riparo l’estate di molti italiani. E non solo quella dei renitenti alle vaccinazioni.
Green pass, gli ostacoli
Dati alla mano infatti, ipotizzando il 1 agosto come data utile per l’entrata in vigore della misura (la stessa della Francia), più o meno un italiano su 3 non avrebbe ancora a disposizione il Green Pass e quindi dovrebbe ricorrere ai tamponi ogni qualvolta ha bisogno di accedere ad una attività commerciale.
Discorso ancora più evidente mettendo a confronto i due estremi delle fasce anagrafiche utilizzate per scandire la campagna. Se gli over80 sono ormai protetti nel 90% dei casi (su 4,5 milioni di cittadini hanno ricevuto almeno la prima dose 4,1 milioni) nella fascia 12-19 anni, su una platea simile (4,6 milioni di interessati), hanno ricevuto almeno la prima dose solo il 24% (1,1 milioni di giovani) e anche la seconda appena il 7% (330mila). Una situazione certamente inevitabile, che però con le nuove norme rischierebbe di diventare paradossale.
Nel calderone finirebbero anche i trentenni che nella Penisola sono 6,7 milioni ma hanno ricevuto la prima dose solo nel 49% dei casi (circa 3,3 milioni) e la seconda nel 24% (quasi 1,6 milioni). E uno scarto importante, ma meno paradossale considerando i tempi a loro disposizione, ci sarebbe anche tra gli 8,7 milioni di quarantenni italiani, rispettivamente fermi al 59% (5,2 milioni) e al 35% (3 milioni) con le prime e le seconde dosi. Copertura invece più alta per i cinquantenni (9,6 milioni): il 67% (6,5 milioni) ha ricevuto almeno una dose e il 55% (5,4 milioni) anche la seconda. Per cui considerando che oggi il Green Pass in Italia possono ottenerlo gli over 12 guariti e vaccinati (ma solo 14 giorni dopo la prima dose) gli interessati sono circa 36 milioni di cittadini. Ovvero il 67,6% degli italiani. Su una platea di 53 milioni di “vaccinabili” quindi, circa 17 milioni - uno su 3 appunto - non avrebbero diritto al pass.
I guariti
Chiaramente se, come sembrerebbe, oltre ad estendere l’utilizzo della certificazione si passasse anche a regole più stringenti per ottenerlo (e quindi se bisognerà attendere 14 giorni non dalla prima ma dalla seconda dose come già avviene in gran parte d’Europa) i penalizzati dalla misura sarebbero ancora più di un terzo. Numeri significativi che andranno tenuti in conto. Così come andrà considerato il fatto che ancora oggi molti tra i 780mila italiani guariti dal Covid, che pure hanno ricevuto la prima dose del vaccino, non hanno ancora ricevuto il pass. Il motivo? Asl e medici di base che hanno emesso il certificato di guarigione nei mesi scorsi, ora tardano a inserirlo nei database.
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