davanti al commissariato
di Ostia Lido per l'assenso all'espatrio
per mio figlio minore di 14 anni
Maria Rosaria Liguori
Ho sempre insegnato ai miei figli a salutare e ad augurare buon lavoro a tutte le forze dell’ordine: «Lavorano per il nostro bene - ho ripetuto - Combattono i cattivi e aiutano i buoni».
Poi leggo su Facebook il post di Maria Rosaria Liguori, donna intelligente e madre attenta di due splendidi figli: «Ore 8:25, di sabato. In piedi, davanti al commissariato di Ostia per fare l'assenso all'espatrio per mio figlio minore di 14. Non si può entrare perché l'ufficio apre alle 9 - scrive - Ovviamente, se fossi arrivata alle 9, avrei potuto mettere in conto anche il pernotto qui, dato che ho già diverse persone avanti. Non esiste distributore di numeri per la coda (signora, non lo abbiamo, l'unica è aspettare fuori). Tutto ciò in un commissariato che dista dieci chilometri da casa, mentre ieri, a quello dietro il mio ufficio, raggiungibile a piedi, dove non c'era nessuno, non mi hanno accettato la domanda perché “lei appartiene a Ostia non all'Aurelio”, come se non fossero entrambi Comune di Roma, come se la domanda non fosse rivolta alla questura di Roma».
Ora, visto che continuo a credere che la polizia aiuta le persone per bene, mi auguro due cose: che il dirigente del commissariato di Ostia, Antonio Franco, prenda provvedimenti per la fila mattutina; e che il questore Nicolò D’Angelo scriva ai suoi uffici per ricordare che certe pratiche si possono sbrigare in qualsiasi commissariato. Ne vale la mia credibilità con i figli ma soprattutto quella della polizia con la città.
davide.desario@ilmessaggero.it