«Quindici anni di battaglie per fare demolire una torretta abusiva: tutto inutile»

Dal 2008 va avanti un contenzione colpi di carte bollate che non ha ancona una fine

Rosanna Martelli. «Quindici anni di battaglie per fare demolire una torretta abusiva: tutto inutile»
di Rosalba Emiliozzi
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Giovedì 16 Novembre 2023, 07:55 - Ultimo aggiornamento: 09:24

Una battaglia giudiziaria lunga 15 anni che si infrange sul muro della burocrazia. Così difficile da sormontare questo muro, cresciuto a dismisura a colpi di carte, pareri, documenti e sentenze di primo e secondo grado passate in giudicato, che alla protagonista di questa odissea moderna, Rosanna Martelli, 72 anni, residente a Pescara, non resta che raccontarla, in tutti i suoi paradossali cortocircuiti, «prima che mi venga un infarto - dice - perché prima o poi questa vicenda mi farà morire».

 La storia parte da un lutto, un zia morta che le lascia in eredità, nel centro storico di Lanciano, in provincia di Chieti, una bella casa  con terrazzo e giardino. Pian piano scopre che accanto alla sua proprietà c'è un abuso edilizio, «una camera sopraelevata, al quarto piano - spiega il suo avvocato Nicola Piscopo - quattro metri di altezza, una specie di torretta». Come ogni cittadino  per bene dovrebbe fare, Rosanna denuncia l'abuso confinante con la sua proprietà e chiede il ripristino dello stato originario dei luoghi. Si apre l'inimmaginabile. Dal 2008  va avanti un contenzione  a colpi di carte bollate che non ha ancora una fine. Un iter che sfinirebbe un elefante.

Ecco le tappe. Nel 2008 il Comune di Lanciano emana un'ordinanza di demolizione dell'abuso, per tutta risposta la controparte presenta una domanda di sanatoria, respinta dall'amministrazione comunale. Immediato allora il ricorso al Tar, anche Martelli con il suo legale si inserisce nel ricorso al Tar Abruzzo, che viene rigettato dai giudici amministrativi: dopo il diniego di sanatoria l'abuso va dunque demolito. «Sia il  Comune che il Tar hanno bocciato la sanatoria - spiega il legale - poi lo farà anche il Consiglio di Stato con sentenza del 2019.

Dopodiché abbiamo fatto anche due giudizi per l'ottemperanza delle sentenze, contro l'inerzia del Comune». 

Nell'ultima sentenza i giudici amministrativi hanno detto che «il Comune di Lanciano doveva decidersi: o demolire oppure procedere con la sanatoria nel caso l'opera sia di rilevante interesse pubblico». La sentenza di un anno fa ha messo il Comune un po' con le spalle al muro, ma l'unico passo avanti è stata l'assunzione della proprietà della cameretta-torretta da parte del Comune, che è rimasta però nella disponibilità della vecchia proprietaria. 

Ora Rosanna avrebbe dovuto procedere con un'altra diffida - l'ennesima - e un altro ricorso al Tar per far nominare un commissario ad acta che disponga in sostituzione del Comune la demolizione, ma questo vuol dire spendere altri soldi e perdersi ancora nelle lungaggini burocratiche. «La mia cliente non ne può più», dice il legale. 

Come se ne viene fuori? «Con un altro ricorso al Tar che la mia cliente non vuole più fare», dice il legale. Basterebbe che il Comune desse corso alle sentenze. «Con la tecnica del cuci e scuci,  quell'abuso è facilmente demolibile - spiega l'avvocato Piscopo - noi abbiamo presentato la perizia di un ingegnere che non ravvisa difficoltà». Rosanna, che per anni è stata la titolare di una lavanderia a Pescara, ormai ne ha fatto una questione di  principio: «Il ministro Salvini mandi le ruspe anche qui. Io chiedo solo giustizia perché non ce la faccio più. Ci sono sentenze del Consiglio di Stato non rispettate  dal Comune, questo ha logorato la mia salute e quella di mio padre che ha 93 anni»

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