Quelle poesie tra via Flaminia e Valle Giulia

di Mario Ajello
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Domenica 22 Novembre 2015, 00:23
"Zeichen!".

@Demigodtocino





È uscito l'ultimo libro di Valentino Zeichen. Ed è un libro intelligente: come si sa, perché Il Messaggero ne ha già parlato, e come era facile immaginarsi, vista la qualità dimostrata dall'autore.

«Ogni generazione - dicono i protagonisti del libro, sempre a spasso tra Via Flaminia e Valle Giulia - ha bisogno di campioni fallimentari per documentarsi su ciò che non ha funzionato: noi siamo questo».

Proprio leggendo questo romanzo, “La sumera” (edito da Fazi), viene da ripensare all'intera opera di Valentino Zeichen. Non soltanto ha scritto tante poesie, ma adesso - chissà perché, anzi si sa: perché sono particolarmente divertenti - giova ricordarne due. Eccone una.

«Si dice che la poesia / manchi di vero slancio, / che non sappia più volare / poiché non più sorretta / dai grandi angeli alati. / Che farci? È un mondo di poeti atei che volano / preferibilmente in aereo».

Ma in quest'altra, con Zeichen Airlines, si vola ancora di più. «Nel tagliarmi le unghie dei piedi / il pensiero corre per analogia / alla forma della poesia.../ È bene tenere le unghie corte / lo stesso vale anche per i versi; / la poesia ne guadagna in igiene / e il poeta trova una nuova Calliope / a cui ispirarsi: la musa podologa».

L'accostamento è perfetto e il consiglio è chiaro: dobbiamo tutti scrivere poco, sennò ci fanno male i piedi.



mario.ajello@ilmessaggero.it