Quelle amicizie lunghe il tempo di una vacanza

di Raffaella Troili
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Mercoledì 9 Settembre 2015, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 00:39
#ditomedio Alla distanza che mi ha tolto gli amici migliori conosciuti al mare #G#E

@onedintheveins




Loro sanno tutto di noi. E noi di loro. Ci siamo scrutati, piaciuti, confidati, scambiati abbracci, consigli, mail, telefoni, indirizzi. E promesse. «Dobbiamo vederci, a metà strada!»; «Vi aspettiamo da noi, a casa c’è posto!» e un rosario di «dai ci sentiamo, organizziamo». Poi l’incantesimo è finito, spesso lo fa, dunque un minuto di silenzio per gli amici conosciuti in vacanza, quelli che tornati a Roma dopo qualche mese non ti ricordi più nemmeno il nome, quelli a cui non hai mai più telefonato. Eppure andavamo tanto d’accordo. Gli amici stagionali raramente resistono al rientro in città, ognuno torna alle proprie abitudini, non conta la distanza: non ci si perde solo se uno è di Bologna e l’altro della capitale, ma anche se uno sta a Monteverde e l’altro a Balduina. La magia si esaurisce alla fine del viaggio, anche se avevamo gli stessi gusti, eravamo un squadra fortissima, il caso ci aveva fatto incontrare e nessuno ci avrebbe più diviso. In riva al mare sembrava davvero così, come sulla jeep durante quella gita indimenticabile, ma anche dopo cena a bordo piscina. Rapporti a tempo, effimeri eppure veri, brevi e intensi come l’estate, «ti scrivo tu mi scrivi» il canto senza tempo di Renato Zero, compagni di un palleggio, una nuotata, una carezza, una lunga passeggiata e poi dimenticati, archiviati, per autodifesa a volte, perché è inutile attaccarsi e poi mancarsi. Chi ha superato la prova-rimpatriata, quando ti ritrovi di fatto un perfetto sconosciuto davanti, è pronto per la seconda vacanza insieme.



raffaella.troili@ilmessaggero.it