Tredicenne suicida, finiscono sotto la lente le amicizie su Facebook

Tredicenne suicida, finiscono sotto la lente le amicizie su Facebook
di Adelaide Pierucci-Riccardo Tagliapietra
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Lunedì 22 Settembre 2014, 06:24 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 08:14

C' un gruppo di italiani sotto la lente degli investigatori. Si tratta di amici su Facebook della tredicenne suicida di Trastevere. Volti e profili che s'intrecciano in Rete e hanno come denominatore comune l'isola di Boa Vista a Capo Verde dove era nata e vissuta la vittima, prima di espatriare a Roma ed essere adottata nella sua nuova famiglia. Alcune di queste persone fanno parte di un'associazione che si occupa di aiutare i piccoli che vivono nelle baraccopoli dell'arcipelago di Capo verde, altre no. È una traccia che potrebbe consentire di comprendere i motivi che giovedì pomeriggio hanno spinto la ragazzina, accolta quattro anni fa da una facoltosa famiglia della nobiltà romana, ad attaccare una corda al soffitto della cameretta per uccidersi dopo una lite con la madre che aveva scoperto nelle mani di Katia (nome di fantasia) un tablet di cui nessuno sapeva nulla. Ma questi non sono gli unici elementi al vaglio degli investigatori. Nella perizia informatica chiesta dal procuratore aggiunto Maria Monteleone, a capo del pool specializzato in reati sessuali e abusi, è finito anche il computer che la bambina usava per connettersi a Internet, oltre al tablet e ai due telefonini cellulari, tutti apparati di cui la madre non conosceva l'esistenza.

NUOVI INTERROGATORI

Nei prossimi giorni il magistrato delegherà la squadra mobile, cui ha affidato le indagini, per sentire ancora la mamma della ragazzina e alcuni insegnanti della scuola media frequentata dall'adolescente suicida. Un atto dovuto per ricostruire vita e abitudini della bambina. L'autopsia disposta dalla Procura, effettuata sabato, ha stabilito che non ci sarebbe stata alcuna violenza. Mentre è attesa la perizia su tablet e telefonini per capire di chi sono, o se sono stati rubati, perché quest'ultima ipotesi potrebbe aprire nuovi scenari. I magistrati per ora sospettano che possano essere regali di un adulto, visto che in camera della tredicenne sono stati trovati anche vestiti costosi, trucchi e qualche accessorio che la giovane, a dire della famiglia, non avrebbe potuto permettersi con la semplice paghetta.

ISTIGAZIONE AL SUICIDIO

Arriveranno oggi i primi risultati dell'esame sul tablet e sui telefonini, necessari per risalire al nome del proprietario (o dei proprietari) che potrebbe essere iscritto nel registro degli indagati, dove per ora il pm ha ipotizzato il reato di istigazione al suicidio.

La scelta di Katia è stata una decisione terribile, affrontata con estrema lucidità e attraverso un rituale lungo e complicato ricostruito dagli investigatori: la ragazza ha preso una corda, l'ha attaccata probabilmente con una scala a un gancio nella sua cameretta, ha fatto un cappio, se l'è legato al collo e si è lasciata andare. Anche la lettera scritta per scusarsi non chiarisce bene cosa ci sia dietro il suicidio. L'adolescente parla di un errore. «Mamma, ti voglio bene, mi sento in colpa per quello che ho fatto», scrive nel suo addio, senza capire che per una madre non può esserci nulla di imperdonabile.