La "rivoluzione" a volerla chiamare così è più che altro qualitativa. Si evince chiaramente nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo Regolamento sulle occupazioni di suolo pubblico: sarà difficile pensare a una riduzione significativa dei posti occupati da tavolini e sedie anche dopo la proroga alle occupazioni Covid concessa dal governo. E dunque si riparte dalla forma, che diventa però sostanza e prevede criteri certi per il rinnovo delle occupazioni già esistenti e per le future con un catalogo degli arredi rispolverato dal passato che diventerà dirimente per il rilascio dei permessi. L'obiettivo è molto chiaro anche se gli effetti della manovra si avranno non prima del prossimo anno. Di fatto l'amministrazione punta a riorganizzare un settore allo stato attuale confuso e disordinato se non propriamente fuori legge (basta considerare le occupazioni che hanno ecceduto non solo i limiti concessi con la pandemia ma le pur semplici disposizioni in materia di Codice della strada).
LE DISPOSIZIONI
Ma andiamo con ordine: la città è stata suddivisa in più aree, tre per la precisione.
Dehors e pedane spariranno in una delle sotto categorie dell'area Unesco, ovvero da tutto il centro storico, Borgo, gran parte di Trastevere e di Monti. A titolo esemplificativo: no pedane nei pressi di piazza Santa Maria in Trastevere o in via dei Serpenti, sì ai supporti esterni a Esquilino e Testaccio. Il catalogo degli arredi, come detto, diventa requisito fondamentale per ottenere la concessione e si può andare in deroga solo se, ad esempio, l'80% dei ristoranti di una stessa piazza o strada sceglieranno un comune arredo. Analogamente un progetto unitario permetterà un ampliamento del limite percentuale dell'occupazione di suolo pubblico concedibile fino al 20%. In ultimo la possibilità per gli hotel di richiedere l'uso di suolo pubblico a patto che non abbiano roof-garden ma locali cucina e sale ristorazione interne al piano terra. Per il sindaco Gualtieri il nuovo «Regolamento è di particolare importanza per il principio di fondo, ovvero quello di valorizzare alcune zone della città». Per l'assessore allo Sviluppo Economico Monica Lucarelli il testo ha raggiunto un punto di equilibrio per «valorizzare lo sviluppo e rendere sana ma anche decorosa una forma di vivibilità di Roma con maggiore decoro, regole certe che non lasciano spazio alla libera interpretazione e una diversificazione del territorio che permette anche una maggiore sicurezza».