Roma, scabbia a scuola, due casi a Pomezia

L’istituto comprensivo di via della Tecnica a Pomezia
di Moira Di Mario
2 Minuti di Lettura
Venerdì 22 Novembre 2019, 10:46
Sono preoccupati i genitori di alcuni studenti dell’istituto comprensivo di via della Tecnica a Pomezia, dopo i due casi di scabbia, peraltro già risolti. «È stato il dirigente scolastico a informarci – dicono un gruppo di famiglie – sottolineando che non c’è alcuna emergenza. È stato molto corretto con tutti noi e anche se ha ribadito che quanto accaduto non giustifica alcun allarmismo, non siamo comunque tranquilli». Temono che possa verificarsi un contagio con gli alunni sani.  «Sappiamo – aggiungono – che la vicenda è costantemente monitorata dalla Asl, ma nessuno può garantirci che non si presenti un altro caso». Il 14 novembre scorso il preside, Stefano Colucci, aveva inviato una circolare indirizzata alle famiglie, agli studenti, agli insegnanti, al personale Ata e non docente per informarli sull’incontro avuto con i medici della Asl Rm6 e con i genitori degli alunni delle due classi dove erano stati riscontrati i casi di scabbia. 

Roma, scabbia in una scuola: controlli per alunni, genitori e operatori
 
«Anche se fastidiosa, la malattia non ha alcuna grave conseguenza - si legge nel documento pubblicato sul sito dell’Istituto - nessuna azione preventiva è necessaria per chi non ha contratto la malattia; nessuna disinfestazione è necessaria a scuola, che non è stata individuata come luogo del contagio. Tuttavia è stata chiesta una pulizia accurata dell’edificio. Infine qualsiasi diagnosi deve essere certificata da un medico». Nessun pericolo dunque secondo gli esperti della Asl. 
 
«Ci rendiamo conto che il dirigente deve tranquillizzarci – proseguono - e sappiamo anche che i due alunni ora stanno bene, ma i nostri medici di famiglia che abbiamo consultato ci hanno spiegato che i sintomi di un eventuale contagio possono comparire anche dopo 6 settimane. Per questo siamo ancora preoccupati e vorremmo che oltre alla pulizia approfondita venisse presa in considerazione anche la disinfestazione». In realtà, però, la trasmissione avviene attraverso il contatto diretto con le persone malate, come ha anche precisato il preside nella sua circolare. «Un eventuale nuovo caso di contagio, possibile per un prolungato contatto fisico nelle settimane di incubazione e non per la semplice condivisione degli spazi – scrive Colucci - dovrà essere certificato da un medico, notificato dal medico stesso al Sisp (Dipartimento sanitario di prevenzione della Asl ndr) e poi trasmesso dal Sisp alla scuola.
 
L’istituto provvederà a convocare le famiglie coinvolte solo nel caso di notifica di nuovi episodi da parte della Asl». Garanzie che comunque non tranquillizzano pienamente i genitori di alcuni studenti. «Anche altri sono preoccupati come noi - concludono - ma, almeno con i giornalisti, preferiscono tacere». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA