Roma, il Maxxi celebra 10 anni di vita, tra storia e arte. Melandri: «Ora fateci aprire nel weekend»

Nella foto la mostra al Maxxi "Una storia per il futuro"
di Laura Larcan
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Martedì 16 Febbraio 2021, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 20:33

Dieci anni di storia per il Maxxi, il Museo per le arti del XXI secolo dedicato alla creatività contemporanea. Era il 2010 quando veniva inaugurato questo scrigno avveniristico firmato dalla grande Zaha Hadid, tutte linee sinuose ed organiche, bianchi e neri, scale aeree e ballatoi, gallerie e grandi occhi di vetro che guardavano all'infinito dell'arte e oltre. Ed è a questi dieci anni di vita fitta ed energica che è dedicata la mostra "Una storia per il Futuro" presentata dalla presidente della Fondazione Maxxi, Giovanna Melandri e dal direttore artistico Hou Hanru, visitabile dal 17 febbraio al 29 agosto. Una mostra fotografica e multimediale, dinamica e colorata, di spirito immersivo, con un allestimento titanico di immagini, scritte, murales, sale cinematografiche che si aprono lungo la galleria.

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Uno show che vuole avvolgere lo spettatore (anche stordire per l'incalzare delle sollecitazioni visive e audio). Sfilano gli anni dal 2010 al 2020, ricordando i tanti eventi orchestrati dal Museo di Roma, con i grandi artisti e architetti che hanno vissuto e interpretato e riletto eventi epocali.

I temi dell'innovazione e dell'ambiente, i drammi dei migranti e del terrorismo, tutto sfila in un collage di citazioni. Una «mostra non mostra», come la definisce Giovanna Melandri, sotto la cura di Hou Hanru, che dopo aver ripensato il concetto di Collezione permanente con «Non basta ricordare» e dopo aver svuotato le gallerie per riempirle di suoni e performance con «Open Museum Open City», ora compie un altro gesto radicale: una mostra immateriale, in cui le opere non sono presenti fisicamente ma sono raccontate in tutta la loro vitalità espressiva attraverso le immagini e le parole.

Da qui, con l'energia di riaprire il Museo al pubblico dopo la quarantena, il Maxxi lancia anche il calendario di eventi per il 2021, difficile da condensare. Prosegue a marzo con una figura centrale come «Aldo Rossi. L'architetto e le città» e poi con la collettiva «Più grande di me. Voci eroiche dall'ex Jugoslavia», che con oltre 50 artisti, da Marina Abramović a Igor Grubic, esplora il fermento dei paesi al di là dell'Adriatico, segnando anche una nuova tappa del filone di ricerca su Medio Oriente e Mediterraneo. A ottobre, ecco uno dei più grandi fotografi del nostro tempo, Sebastiao Salgado, per la prima volta in Italia con il frutto dei suoi sei anni nella foresta Amazzonica; e uno degli artisti più controversi della scena internazionale, come Thomas Hirschhorn. A novembre, «Buone Nuove» sulle donne architette e l'evoluzione di una professione a partire dal '900. E ancora, la realtà aumentata di Cao Fei, Alberto Burri, Mario Giacomelli. E c'è il recupero di CasaBalla con l'attesa apertura al pubblico della dimora futurista di Giacomo Balla in via Oslavia, messa in dialogo con le opere esposte in galleria dell'artista e di altri designer dell'oggi.

Unico rammarico in queste prime giornate di «normalità», non poter aprire anche nel week end. «Ci addolora - dice Giovanna Melandri -Venire al museo non può e non deve essere un lusso». Il sogno è quello di aprire anche sabato e domenica.

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