Roma, in Campidoglio un nuovo direttore del Digitale: sperimentò il riconoscimento facciale (bocciato dal Garante della privacy)

Roma, in Campidoglio un nuovo direttore del Digitale: sperimentò il riconoscimento facciale (bocciato dal Garante della privacy)
di Stefania Piras
4 Minuti di Lettura
Martedì 6 Ottobre 2020, 19:56

In Campidoglio è arrivato lo scorso Primo ottobre per ricoprire il ruolo di Direttore della Direzione Infrastrutture Fisiche ICT del Dipartimento Trasformazione Digitale. A Como, è stato dirigente per 17 anni del settore Servizi al cittadino e Innovazione tecnologica. Ed è proprio in questo ultimo ambito che Giovanni Fazio ha innovato di più avviando un esperimento, unico in Italia, di videosorveglianza  e riconoscimento facciale. Peccato che sia stato bocciato sonoramente dal Garante della Privacy che ha emanato un provvedimento a firma Antonello Soro e Augusta Iannini in cui sostanzialmente si dice che il riconoscimento facciale non è normato in alcun modo nel nostro Paese, e quindi è illegale e le telecamere che lo operano vanno spente.  La questione è finita anche in Parlamento con un'interrogazione dei deputati del Pd Chiara Braga e Filippo Sensi che hanno chiesto al ministro dell'Interno di fare chiarezza sul «progetto tramite procedura in affidamento diretto per un importo di circa 40mila euro, unitamente alla scarsa attenzione per le ripercussioni di una tale scelta in termini di diritti e privacy»

Feti sepolti al cimitero Flaminio, la Procura di Roma apre un'inchiesta


Giovanni Fazio è ligure ed è fondatore e segretario della Smart City Association Italy, un think thank che è stato presieduto dall'attuale dirigente della Trasformazione Digitale Raffaele Gareri e dove siede anche l'ex assessore alla Roma semplice Flavia Marzano

A Como, la questione telecamere che Fazio ha seguito da vicino non è andata benissimo. E vale la pena raccontarla, visto che nel piano triennale Ict di Roma capitale si punta molto sulle ultimissime tecnologie a disposizione e prevede la creazione attraverso una tecnologia europea open source di una "Roma Data Platform" che al momento raccoglie i dati, geografici ed amministrativi, provenienti da Infocamere, da un operatore telefonico e dal settore mobilità. Successivamente raccoglierà anche i dati del Turismo, della Mobilità, PagoPA, Citizen Relationship Management, Casa digitale del Cittadino, SPID. Ariveranno in questa Piattaforma Dati anche i dati generati dagli utilizzatori delle Piazze Smart di Roma Capitale, un’iniziativa di riqualificazione digitale dei salotti urbani che nella prima fase di sperimentazione coinvolge il IV Municipio «ma che, in una fase successiva, riguarderà molte altre piazze romane», si legge nella relazione di Gareri scritta per il Forum PA di quest'anno. Della prima piazza smart della Capitale a Pietralata ne abbiamo scritto qui

A Pietralata la prima piazza smart di Roma

Cosa è successo a Como? Nel 2018 il Comune aveva deciso di installare un sistema di videosorveglianza molto avanzato, collegato a un software che inizialmente era di marca cinese, Huawei, ma poi si è optato per un brand coreano, Hanwha. Il software testa il riconoscimento facciale attraverso un algoritmo che associa le immagini catturate alle foto inserite dalle forze dell’ordine per segnalazioni e reati. Insomma, una raccolta di dati biometrici che è vietata dal regolamento europeo per il trattamento dei dati personali (GDPR) ed è ammessa solo per motivi di particolare interesse pubblico. Infatti il Garante della Privacy lo scorso 26 febbraio ha emanato un provvedimento ad hoc sul caso Como in cui spiega che manca una legge sull'attività di riconoscimento facciale, soprattutto sulle modalità di raccolta e trattamento, e quindi in attesa di questa norma non si può fare. Il riconoscimento facciale è infatti autorizzato in via sperimetale solo all'aeroporto di Milano Linate. Motivo per il quale l'amministrazione comasca con quelle telecamere non può andare oltre la videosorveglianza classica. Inoltre, grazie a un'inchiesta di Wired, si è scoperto che la fornitura degli apparecchi non era la stessa specificata nel capitolato di appalto. 


Una questione che tornerà attuale visto che a Roma è previsto un massiccio investimento in occhi elettronici e in telecamere in grado di ingrandire le immagini e operare in tempo reale un riconoscimento facciale. La sindaca Virginia Raggi ne aveva annunciato l'installazione nell’area del Colosseo e in quella di Piazza Vittorio Emanuele II. Le monterà e le pagherà il colosso cinese Huawei. Ma Roma Capitale «non ha ancora ricevuto nei dettagli la proposta di liberalità della società cinese, e si è dunque riservata di valutare la fattibilità giuridica e tecnica che emergerà dal progetto», stando all'ultima dichiarazione in tema risalente a metà aprile del 2019 dell'allora sottosegretario agli Interni, Carlo Sibilia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA