«Dopo tre mesi di ospedale il mio desiderio è riabbracciare mio papà». Firmato Aurora. «Ciao papino, non vedo l'ora di tornare a casa per poterti riabbracciare. Tua Lauretta». «Dopo due mesi grazie alla parete degli abbracci potrò riabbracciare mamma, la mia sorellina Penelope e il mio migliore amico Gabriele. Io e nonna vi spettiamo al San Raffaele». Cuori, alberelli, un bel sole e un delfino, Babbo Natale pensaci tu. Portaci un abbraccio, chiedono nelle letterine i piccoli ricoverati nel reparto di riabilitazione pediatrica e delle disabilità dello sviluppo dell'IRCCS San Raffaele di Roma. Le feste in un lettino, mancano le carezze di papà, nonni e fratelli, tenuti lontani dal Covid. Perché non stringersi sotto una tenda? Una parete trasparente che fa sentire il calore della braccia, al sicuro. La parete degli abbracci, la chiamano i bambini. Eccola, nella hall del reparto. Ci sono i braccioli morbidi a diverse altezze, per chi è in carrozzina.
Ieri i primi incontri ravvicinati.
LA SICUREZZA
I piccoli ospiti del reparto di via della Pisana rivedono - senza rischi di contagio - i familiari da cui sono stati separati dalla pandemia. Toccare, sentire la stretta è tutto per i bambini che a causa di disabilità gravi non riescono a parlare al cellulare. «Dopo un anno come questo senza abbracci, senza feste, senza nonni, senza giochi, un abbraccio, sia pure plastificato può fare la differenza», dice Amalia Allocca, coordinatrice delle direzioni sanitarie del Gruppo San Raffaele e direttrice sanitaria dell'IRCCS San Raffaele di Roma. «Non serve molto altro, serve il calore, serve la sicurezza che la tenda dà senza la distanza che il Covid impone. Serve il profumo degli affetti che nulla potrà mai cancellare». I parenti potranno entrare dopo in reparto aver fatto un tampone rapido, secondo un'agenda di appuntamenti fissati dai responsabili del Centro. I bambini potranno ritrovare gli abbracci che mancavano.
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