Coronavirus Roma, in fila con la mascherina: la trincea ordinata della Capitale

Coronavirus Roma, in fila con la mascherina: la trincea ordinata della Capitale
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 13 Marzo 2020, 10:06

Anche vendere la frutta al mercato - o mettersi in fila alla farmacia sotto casa, in buon ordine, a un metro o più dagli altri accodati - si trasforma in un gesto di resistenza nella Capitale semi-chiusa causa Covid-19. Dalla Barcaccia ai palazzoni di Torbella, da Borgo Pio ai lotti di Spinaceto, è una città insolita che si sveglia senza i clacson strombazzanti e gli ingorghi, con i bus che saettano incredibilmente puntuali da un capo all'altro dell'Urbe (del resto il traffico non c'è...), con le strade regolarmente invase dalle cartacce e dagli scarti non raccolti che paiono addirittura più pulite e monumentali, così sgombre di passanti o di macchine e scooter. Ma il sollievo dura poco. Si è un po' tutti muniti di mascherine (o di boccette di disinfettante da far sgusciare tra le dita a intervalli regolari) ma sopra le bocche fasciate per evitare che il contagio avanzi, gli occhi scoprono una Roma diversa, fatta sì di tante saracinesche abbassate, ma dove i pochi negozi rimasti aperti diventano ancora di più punti di riferimento per chi abita nei paraggi. Edicole, farmacie, alimentari, ottici. Ritrovi solitari e frequentati a distanza di Dcpm, in queste giornate meste dove si fa fatica ad orientarsi, tra abitudini da archiviare, almeno per un po', e altre, nuove, da adottare in tutta fretta, per combattere il virus.
Colpiscono le file, lunghe, ordinate, ma piuttosto spedite in assenza di urti e sorpassi sregolati. Gli habitué dello spintone alla cassa, per risparmiare 4 minuti, stavolta pazientano e rispettano la coda. Buone maniere d'improvviso? Probabilmente fa più la paura del virus, ma comunque serve. Anche le strade sono deserte; nei parchi, invece, le comitive dei giovani non rinunciano a capannelli pericolosi sull'erba. Ma in questa trama di spaventata disciplina, sembra un'eccezione.

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I BALCONI
È una Roma dove sui balconi o alle finestre si cominciano a vedere i tricolori, come se ci fosse una partita della Nazionale - ma la sfida, stavolta, è ben diversa - o dove si srotolano gli striscioni con l'hashtag del momento, «restate tutti a casa». Succede per esempio a piazzale Medaglie d'Oro, alla Balduina. Alla borgata Casalotti, invece, un bambino ha fatto un disegno sul lenzuolo: c'è un arcobaleno e la scritta «andrà tutto bene», la stessa rassicurazione apparsa poi in Campidoglio, sul balconcino che dà sui Fori. «Non sarà un lenzuolo a fermare questo maledetto virus ma è un modo per spiegare ai bambini che davvero andrà tutto bene», racconta la madre, Domiziana. «Noi non abbiamo un balcone, lo abbiamo fatto con un foglio, ora lo metteremo sotto la finestra», dice un'altra mamma della zona, Sara Panfilo. Sono gesti che servono anche a sentirsi meno soli, ora che l'auto-quarantena è appena cominciata e si prendono le misure anche con la solitudine a cui tanti non erano abituati. Per tenersi la mano a distanza, e incoraggiarsi, anche un cartellone sotto alle persiane può aiutare.
C'è pure chi prova a scrollarsi di dosso i pensieri più cupi con l'ironia che negli ultimi giorni sembrava smarrita. Ai giardini di piazza Cavour, davanti al grande Cinema Adriano sbarrato e coi riflettori spenti, si rievocava la vecchia battuta di un film di Verdone: «Ora sul Lungotevere finalmente se score». Insomma, i pochi che escono per andare al lavoro o per motivi davvero urgenti evitano di restare intrappolati negli imbottigliamenti a cadenza fissa, all'ora di punta. Su altre strade, approfittando di questo traffico semi-azzerato come non capita nemmeno a ferragosto, ora si proverà addirittura a fare i lavori rimasti impantanati da anni nel vischio della burocrazia comunale. Dall'Aurelia a via IV Novembre, dove spariranno i sampietrini, progetto che risale ai tempi del Giubileo. Segnali che a qualcuno fanno intravedere - o forse sperare - una rinascita, quando l'epidemia sarà finita. Così come la rete di solidarietà che si è attivata subito, in tutti i quartieri: dal prete della parrocchia di Tor de' Schiavi che fa le messe in diretta Facebook perché le chiese sono chiuse, alle studentesse di Monti che si mettono a disposizione degli anziani del rione per far loro la spesa o andare in farmacia. È la Roma che resiste e che, battuto il coronavirus, aspetta il riscatto.
Lorenzo De Cicco
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