Non è solo il Campidoglio a rimetterci. A livello nazionale, dicono ancora i dati diffusi da Federalberghi Roma, sarebbe di 500 milioni circa la cedolare secca non versata da Airbnb per il periodo settembre 2017-dicembre 2019. Si stima quindi un esercito di circa 3.500 occupati - tradotto: lavoratori in nero - nel settore turistico sommerso. Il tutto, sostengono gli albergatori, «con effetti devastanti come la desertificazione del centro storico e la destrutturazione del tessuto urbano e sociale».
Per quanto riguarda il settore turistico in generale, Roma cresce più della media nazionale per la fascia “di lusso” (a Roma si è registrato un +71% di strutture a cinque stelle nell’ultimo quinquennio, a Firenze è l’11% in più, a Milano il 22%, a Venezia il 18%); nell’Urbe si espande il settore extra alberghiero regolare, ma meno di altre grandi città. Sempre secondo i numeri di Federalberghi Roma, nella Capitale questo tipo di strutture è in aumento dell’88%, ma a Milano tocca un +218,09%, a Venezia +170,82%, a Palermo +141,08% e a Firenze +79%. Gli affitti brevi di un B&B, se l’attività funziona e assicura ospiti tutto il mese, può far guadagnare anche fino al 215% in più rispetto a un canone tradizionale di medio-lungo periodo.
C’è anche un rischio di «overtourism». Per il presidente di Federalberghi Roma, Giuseppe Roscioli, «è il momento delle scelte: si vuole puntare su turismo low cost o su uno di qualità? Il buon senso indica il secondo, ma non basta dirlo». «Il mare è pieno, c’è target per ogni offerta - commenta l’assessore al turismo di Roma Capitale, Carlo Cafarotti - Bisogna però creare un marchio, un brand made in Rome, certificare cosa è di qualità e cosa no».
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