Il sito era suddiviso in quattro ambienti principali, tra loro comunicanti, nei quali erano state ricavate delle serre, ciascuna adibita a una precisa fase della lavorazione: coltivazione, raccolta, essiccatura, confezionamento. All’interno del casolare sono stati sequestrati anche una sofisticata attrezzatura, nonché i fertilizzanti usati per la coltivazione. Una serra a regola d’arte, con filtri d’aria, un impianto di condizionamento, un impianto elettrico con temporizzatori che regolavano l’accensione delle lampade e pannelli riflettenti. Nel corso dell’operazione sono stati rinvenuti circa 32 chili di marijuana tra piante ancora nel vaso e foglie in essiccazione, da cui sarebbero state ricavate decine di migliaia di dosi da vendere al dettaglio, con un guadagno di oltre duecentomila euro.
A finire in manette sono stati il 56enne, che è risultato essere anche proprietario dell’immobile, e il figlio 27enne. La perquisizione si è poi estesa anche all’abitazione romana del terzo complice. Lì gli agenti hanno trovato una pistola con matricola abrasa e 38 grammi di hashish. I tre uomini sono stati arrestati con l’accusa a vario titolo di coltivazione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e detenzione illegale di armi. Ora si trovano nel carcere di Velletri a disposizione dell’autorità giudiziaria. Le indagini vanno avanti per cercare di ricostruire la rete di venditori di cui i tre si servivano per “piazzare” la marijuana sul mercato nero. Questo sequestro ha confermato di fatto come Ardea sia territorio privilegiato per la produzione e il confezionamento di stupefacente, grazie alla sua posizione isolata ma vicinissima a Roma.
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