Abbonamenti Atac, niente rimborso per coronavirus: «Saranno prorogati di due mesi»

Abbonamenti Atac, niente rimborso per coronavirus: «Saranno prorogati di due mesi»
di Francesco Pacifico
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Martedì 23 Giugno 2020, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 07:56

Saranno allungati, e non rimborsati tout court, gli abbonamenti dei passeggeri di Atac che non hanno potuto usare i mezzi durante il lockdown scattato dopo l’emergenza Covid. Allungati, a quanto pare, per due mesi, quelli di marzo e aprile, quando le misure di restrizioni imponevano ai cittadini di non allontanarsi da casa, se non per motivi di lavoro o per ragioni mediche. La municipalizzata di via Prenestina è pronta a seguire questa strada, viste le difficoltà di liquidità registrate proprio per il crollo della bigliettazione che si è avuto dopo l’avvio della pandemia, con i romani che da inizio marzo si tengono ben lontani dagli autobus, dai tram e dalle metropolitane. 

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UN BUCO DA 120 MILIONI
Una decisione - soltanto acuita dalla riduzione del servizio tra inizio marzo e i primi giorni di maggio - che è costata a via Prenestina un crollo degli incassi di circa 25 milioni di euro al mese (a fine anno la perdita dovrebbe superare i 200 milioni) e una riduzione dei passeggeri vicina all’80 per cento. Una situazione che al momento ha già creato un ammanco nelle casse della società di 120 milioni di euro.
Atac non ha ancora comunicato la decisione. Prima di farlo aspetta che sia terminato il lavoro che tutti i governatori stanno chiudendo in seno alla conferenza delle Regioni proprio per garantire su tutti i territori una linea univoca sui rimborsi. Nel decreto Rilancio, all’articolo 215, il governo ha previsto un fondo da 55 milioni di euro da ripartire su tutto il territorio italiano per venire incontro alle aziende del trasporto pubblico locale, che si sono viste di fatto annullare gli introiti da bigliettazione. E nello stesso articolo Palazzo Chigi riconosce espressamente il diritto dell’utente ad ottenere un rimborso per gli abbonamenti ai trasporti pubblici non utilizzati nel periodo del lockdown.

L’ALTERNATIVA DEI VOUCHER 
L’intesa verso la quale si avvia la Conferenza delle Regioni prevede che non ci sarà un risarcimento in solido, non saranno restituiti i soldi, ma dà mandato alle singole municipalizzate di allungare gli abbonamenti in essere o, in seconda istanza, di erogare dei voucher a questi utenti, da utilizzare per comprare la tessera dell’anno prossimo. Soprattutto è stato deciso che il ristoro coprirà il periodo dal 4 marzo - giorno di avvio del lockdown - al 5 maggio, quando si sono avute le prime riaperture e si è dato ai cittadini la possibilità di muoversi con più facilità. A quanto pare il risarcimento sarà garantito soltanto a chi ha dovuto restare a casa, non a quelli che - pur tra tanti disagi e tante corse tagliate - hanno continuato a prendere i mezzi pubblici per recarsi a lavoro. Sempre dal fronte regionale dovrebbero arrivare poi le modalità per chiedere l’allungamento o il bonus: a quanto pare, basterà compilare un modulo di autocertificazione, allegando la ricevuta della tessera, sul sito delle compagnie.

Intanto aspettano di capire le prossime mosse di Atac anche le associazioni dei consumatori. Carlo Rienzi, presidente del Codacons, non esclude a priori di rivolgersi alla magistratura: «L’articolo 215 del decreto Rilancio prevede espressamente il diritto dell’utente ad ottenere un rimborso per gli abbonamenti ai trasporti pubblici non utilizzati nel periodo del lockdown, rimborso che può avvenire tramite voucher o prolungamento della durata di validità degli stessi abbonamenti». Altrimenti scatterà la class action. «Perché il Comune di Roma - conclude Rienzi - dovrà quindi adeguarsi a quanto stabilito dal governo perché, in caso contrario, si aprirebbe un fronte civile in relazione alle violazioni contrattuali, con gli utenti che hanno pagato per una prestazione non resa, e penale per l’indebito arricchimento da parte dell’Atac. Situazioni che sfocerebbero in una azione collettiva del Codacons per conto di tutti gli abbonati».

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